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RECENSIONE "DIARIO (TRAGICOMICO) DI UNA MAMMA" DI ANGELA LANGONE

martedì 21 aprile 2020


Ammetto che il fatto di chiamarmi come la protagonista è stato uno dei primi segnali che mi ha spinto a leggere questo libro e pagina dopo pagina ho trovato molte altre affinità con Francesca.
Una storia d’amore sbocciata alla velocità di un aperitivo, una firma su un bel mutuo trentennale per l’acquisto di una casa e un figlio (ecco, quelli per me sono diventati tre…). Senza contare una migliore amica di nome Mary, così diversa ma così complementare.

“Diario (tragicomico) di una mamma” ripercorre le tappe di una coppia che si trasforma in famiglia e racconta di come e quanto l’arrivo di un figlio possa riempirci di gioia ma allo stesso tempo “scombussolare” gli equilibri.

Grazie ad Angela ho rivissuto le emozioni che ho provato per ben tre volte nel corso dei miei “quasi” 36 anni: la gioia nel vedere le due lineette blu colorarsi sul test di gravidanza, la prima ecografia ed i primi calcetti.
Ma non mi ha ricordato solo le cose belle della gravidanza.
Le mamme (e anche le non mamme) sanno che dopo aver partorito ci si può sentire stanche, spossate; si desidera riposare e non si ha sempre troppa voglia di avere gente in giro per casa.
Aggiungiamoci il fatto che il nostro corpo fatica a ritornare in forma, e ci sentiamo più brutte, sciupate.
Sappiamo di dover tornare al lavoro, l’idea di fare la mamma a tempo pieno, seppure presa in considerazione, è stata presto scartata all’idea di poter in qualche modo perdere l’indipendenza economica e di dover affrontare giornate piene di pannolini, biberon e giochi.
E l’intimità? Beh, neanche a parlarne.
Alcuni dicono siano gli ormoni, altri che sia la famosa depressione post partum… in ogni caso non ce ne dobbiamo vergognare.

“Oggi so che son tutte ansiose le mamme del mondo”

Nel libro si parla di come una storia d’amore può entrare in crisi, di quando le attenzioni sono poche e di come sia difficile trovare il tempo per essere di nuovo “in due”, anche se si sente eccome la mancanza.
Si parla della ricerca della felicità, che possiamo trovare, per primi, dentro di noi.

Penso che il messaggio che questo libro vuole trasmettere, in maniera semplice ed anche piuttosto ironica, è che è necessario avere pazienza.
Quando ci capiterà di desiderare che il tempo passi più velocemente, che i figli crescano e che magari ci lascino un po' più di respiro, fermiamoci.
Godiamoci ogni secondo del nostro tempo insieme a loro sapendo che prima o poi non vorranno più addormentarsi in braccio a noi, non avranno più un pannolino da cambiare e non vorranno più ascoltare le nostre favole. Ed ecco, tutto questo, ci mancherà terribilmente.

“Ho visto le sue ciglia chiudersi lentamente. Ho rinunciato a fargli lavare i dentini e l’ho messo a letto. Per fortuna, ci vorrà ancora tanto tempo prima che sia l’ultima volta.”


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