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RECENSIONE "KAIROS. UN GIORNO IN MAGNA GRECIA" DI ROSA TIZIANA BRUNO

venerdì 26 febbraio 2021

 

“Il Kairos è proprio questo. È l’occasione inattesa, il momento opportuno di cui hai approfittato. Kairos è l’incontro tra quello che facciamo e il tempo che scorre. L’istante irripetibile e prezioso.”

 

E di Kairos si parla nel libro “Kairos. Un giorno in magna Grecia” di Rosa Tiziana Bruno, edito Mimebù Edizioni. Un concentrato di storia alla portata di tutti.

 

In questo volume viene narrata la storia di Elena e Philippos, due ragazzini che si incontrano sulla spiaggia di Paestum. Elena, stesa al sole in totale relax, viene disturbata dal tuffo in mare di Phil, che, senza accorgersi della sua presenza, la bagna, facendola innervosire. Elena trova piuttosto bizzarro il modo di fare di Phil, così diverso e distante dal suo, ma dovrà presto ricredersi; la sua compagnia è molto piacevole ed interessante. Soprattutto quando Phil le svela un segreto: suo padre ha scoperto una grotta che, una volta attraversata, permette di viaggiare nel tempo.

Elena non se lo fa ripetere due volte; nonostante l’incredulità iniziale, non può assolutamente lasciarsi sfuggire un’occasione del genere.

 

Insieme a Phil, che per confondere la sua “modernità” le ha trovato i giusti abiti del periodo, camminerà per le strade della vecchia Poseidonia, incontrerà personalità caratteristiche ed assaggerà una notevole quantità di dolci (ho scoperto, proprio durante la lettura, che i miei adorati pancake sono nati proprio in Magna Grecia ed il loro nome originario era tagenites)



La narrazione è leggera nonostante venga ricostruita in maniera piuttosto dettagliata la storia di luoghi e personaggi. Le illustrazioni di Natascha Stolz poi, fanno un ottimo lavoro, dando un quid in più al libro.

 

Un libro davvero interessante, un ottimo spunto per conoscere, divertendosi, qualcosa di più di questa epoca.

Spero che questo sia il primo di una lunga serie, sarebbe molto bello leggere altri libri ambientati in epoche e città differenti.

RECENSIONE "MUORI PER ME" DI ELISABETTA CAMETTI

domenica 21 febbraio 2021

 

Fin dove ti spingeresti per avere successo?

Esiste qualcosa di più doloroso della paura?

Esiste una libertà al di fuori della gabbia in cui sei costretto a vivere?

 

“Muori per me” di Elisabetta Cametti, edito Piemme, è un thriller con la T maiuscola.

La sua trama intrigante e soprattutto contemporanea è riuscita nell’intento di tenermi incollata alle pagine fino a notte fonda e mi ha spinto a pormi domande alle quali sono riuscita a dare una risposta solo alla fine della lettura.

 

Al centro di questo romanzo ci sono le donne e le loro lotte per mantenere dignità ed integrità morale e per raggiungere la tanto agognata libertà.

 

“Quel giorno non sono morta, ma ho smesso di vivere per sopravvivere”.

 

Contrapposte a loro ci sono gli uomini, meglio se potenti e molto ricchi, all’apparenza disinvolti e ben educati ma dai risvolti grotteschi.

Tutto questo sullo sfondo di un mondo virtuale, quello dei social network, che tanto alterano la realtà trasformandola in un universo parallelo inesistente.

 

Ci troviamo nella Milano da bere, circondati dai suoi grattacieli e dalle sue luminarie. Ginevra Puccini è la fashion blogger numero uno al mondo, moglie di Volfango Vinciguerra, capo, insieme ai fratelli Vanessa e Vittorio, dell’omonima casa di moda, la 3V Fashion Group. I Vinciguerra vivono di perfidia e arroganza. Il loro unico interesse è il raggiungimento del massimo potere e per far ciò non sono soliti guardare in faccia a niente e nessuno.

 

“Era la prova di come correttezza, scrupoli e rispetto frenassero l’ascesa. Mentre determinazione e prepotenza conducevano dritto al successo.”

 

Leggeremo di party conditi da fiumi di alcol e droga, nei quali saranno coinvolte ragazzine bramose di successo, smaniose di diventare qualcuno, di avere qualche migliaio di follower e di like, che non avranno il coraggio di dire di no, diventando a loro volta vittime del sistema.

 

“La crudeltà è la madre di tutti i mali. Se ti tocca, non solo ti cambia: ti trasforma.”

 

È molto importante il messaggio che Elisabetta lancia all’interno delle pagine di questo romanzo: la potenza dei social network e la forza della eco che riescono a scatenare.

Elisabetta costruisce una trama superba miscelando ingredienti che rendono questo thriller un capolavoro: troveremo omicidi, sparizioni, scene di violenza, ma, anche negli episodi più crudi la scrittura di Elisabetta saprà essere diretta e tagliente pur non perdendo la sensibilità e la delicatezza che i temi trattati meritano.

 

Perché si parla di famiglia, di rapporto fra fratelli e sorelle, di maltrattamento degli animali, di violenza, abusi, di redenzione e di coraggio.

 

“Abituarsi al rumore significa permettergli di entrare a far parte della nostra quotidianità. Significa convivere con una tossina, che non si ferma ai timpani, ma penetra e scava a fondo. Ci distrae, ci innervosisce. Continua a martellarci dentro, coprendo ogni altra voce, anche quella dei pensieri. E come va a finire? Che per non ascoltare il rumore ci facciamo sordi e non sentiamo più. Poco alla volta diventiamo indifferenti. Insensibili. La cura è il silenzio. Un attimo di silenzio ha un potere rigenerante immenso. Quando fuori di noi tutto tace, ricominciano a parlare i sensi. E recuperiamo l’equilibrio.”

 

È la prima volta che affronto la scrittura di Elisabetta e, ad oggi, mi sto chiedendo: “Ma come ho fatto ad arrivare a 36 anni senza aver letto nulla di suo?”

Ergo: corro a recuperare gli altri romanzi!

 

Buona lettura

RECENSIONE "LA FORTUNA DI FINCH" DI MAZO DE LA ROCHE

giovedì 18 febbraio 2021


“Nicholas ed Ernest Whiteoak stavano prendendo il tè. Ernest, convinto di essere sul punto di ammalarsi di uno dei suoi raffreddori, evitava in ogni modo gli spifferi del corridoio e dell’atrio e si faceva servire il tè in camera. Il fratello gli teneva compagnia davanti al caminetto, dall’altro lato del tavolino apparecchiato. Il gatto di Ernest se ne stava acciambellato ai piedi del padrone, con le zampe sotto la pancia e gli occhi semichiusi a proteggersi dalla vampa, mentre lo Yorkshire terrier di Nicholas, steso sul fianco, sognava, scosso ogni tanto da un piccolo spasmo. I due fratelli si dividevano tra il tè e i loro piccoli compagni.”

 

Ed eccomi di nuovo a Jalna, a casa.

In questo terzo volume “La fortuna di Finch” ci addentreremo ancora di più nel vivo della storia.

La cara nonna Adeline ha scelto di lasciare tutto il suo patrimonio al nipote Finch, che proprio all’inizio del libro compirà 21 anni, età che gli consentirà di mettere le mani sull’ingente patrimonio.

 

La dolcezza e la bontà di Finch sono sempre più palpabili in questo volume. L’eredità della nonna è stata una doccia fredda anche per lui e per questo si sente in colpa nei confronti di tutta la famiglia. Ecco perché sceglie di fare qualcosa per ognuno di loro, incappando, purtroppo anche in investimenti che si riveleranno un totale fallimento. Con una parte delle somme ricevute, decide di accompagnare gli zii Ernest e Nicholas, in Inghilterra, per un viaggio nel paese delle loro origini. Sarà proprio in Inghilterra, a casa della zia Augusta, che Finch incontrerà Sarah, la cugina, della quale si innamorerà. E non sarà il solo a farlo…

 

A Jalna procede la storia d’amore fra Renny e Alayne, seppure fra alti e bassi. Alayne non riesce ad integrarsi totalmente con la realtà dei Whiteoak e questo la porta, spesso, a scontrarsi con alcuni componenti della famiglia. Renny, che nemmeno in questo volume è riuscito a solleticare la mia simpatia, non capisce la moglie; trovo il suo atteggiamento profondamente egoista ed arrogante.

 

Continuo (e spero di continuare a farlo anche prossimamente!) a confermare che questa saga è appassionante, intrigante e piena di ironia.

La scrittura di Mazo de la Roche, molto più particolareggiata e descrittiva in questo volume, rende la lettura veloce e piacevole.

Ogni volta che termino la lettura di un volume e saluto i Whiteoak mi assale la malinconia perché tante sono le emozioni che mi fanno provare.

Ma non posso fare altro che attendere... alla prossima uscita lettori!

RECENSIONE "IL BAMBINO, LA TALPA, LA VOLPE E IL CAVALLO" DI CHARLIE MACKESY

mercoledì 10 febbraio 2021

 

“La più grande illusione è pensare che la vita debba essere perfetta!

 

Sfogliando questo libro, sulle prime, si può pensare che i primi destinatari della lettura siano i più piccoli complici le illustrazioni semplici.

Se però ci si sofferma sulle frasi e sul significato di ogni singola immagine si scopre che dietro, nascosto, c’è molto di più e che si tratta di una lettura anche (e a mio parere specialmente) per noi adulti.

 

“Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo” è un racconto pieno di insegnamenti e costellato di tematiche profonde, quali la singolarità degli individui, l’amore, la paura, la curiosità, l’onestà, il coraggio e la gentilezza.

 

“Nulla è più potente della gentilezza. Sta lì, quieta, al di sopra di tutto”

 

Niente di nuovo, potreste pensare, tanti libri per adulti e albi illustrati per i più piccoli hanno trattato gli stessi temi.

In questo libro però, grazie a frasi brevi e disegni schematizzati ma intrisi di significato, verrà ricordato ad ognuno di noi quanto sia importante l’amore, quello che ti indirizza sempre nel posto giusto, a casa, quello che ti permette di amare le persone per ciò che sono, nel bene e nel male; si parlerà della paura e di come si possano trasformare quelle che sembrano debolezze nei nostri maggiori punti di forza, non vergognandosi di chiedere aiuto e talvolta di mostrarsi deboli.

 

“Immagina come saremmo se avessimo meno paura”

 

Ognuno di noi ha un obiettivo nel corso della vita, quel qualcosa che gli consente di andare avanti, di avere forza. Non è sempre facile, spesso ci vuole molto coraggio, ma bisogna sempre inseguire quel sogno, quell’obiettivo, anche quando le cose sembrano non andare. Bisogna aiutarsi con la curiosità, che sempre apre cuore e mente. Bisogna essere onesti, felici di ciò che si è, circondarsi di affetti sinceri e profondi ed avere il coraggio di esternare tutti i sentimenti e le sensazioni.

Ma soprattutto è importante essere contenti ed orgogliosi di ciò che si ha, sapendo dargli un valore, essere fieri degli sforzi fatti, guardare il lato positivo.

 

“Il tuo bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?” chiese la talpa. “Sono felice di avere un bicchiere” rispose il bambino

 

Un libro che consiglio a chi deve imparare a non aspettarsi nulla dagli altri.

La prima persona per la quale dobbiamo avere rispetto siamo noi, i critici più inflessibili.

Una volta apprezzata la nostra persona saremo in grado di fare lo stesso anche con chi ci circonda.


RECENSIONE "IL GIOCO DELLA VITA" DI MAZO DE LA ROCHE

sabato 6 febbraio 2021

 

"Superato il tornello del controllo biglietti, per accedere all'arena del Coliseum era necessario percorrere un tratto coperto da un tendone a righe bianche e rosse. Il pavimento in cemento del passaggio era fradicio e cosparso di impronte fangose, spazzato da una corrente d'aria gelida più veloce dei cavalli che gareggiavano nell'arena. Entravano in pochi, ormai; solo qualche ritardatario come il diciottenne Finch Whiteoak, con l'impermeabile e il cappello di feltro morbido intrisi di pioggia, un velo di lucido umidore sulle guance lisce e scavate."


È sempre bello tornare dove si è stati bene ed io l’ho fatto ritornando a Jalna, dalla famiglia Whiteoak.

Ne “Il gioco della vita”, secondo volume della fortunatissima saga, ci ritroviamo nella storica tenuta canadese esattamente un anno dopo la fine del precedente volume, intitolato per l’appunto “Jalna”.

 

Troviamo tutta la famiglia al completo, ma, differentemente dal precedente volume, la cara vecchia Adeline è spesso lontana (fisicamente) dai suoi cari per via della malattia che la costringe a letto.

Non sarà certo questo a spegnere il suo entusiasmo ed il suo desiderio di scompiglio. Adeline sarà sempre colei che terrà le fila della storia e alta la nostra attenzione.

Chi sarà l’unico beneficiario della sua eredità? Solo uno, sì, perché questo è il volere della nonna.

 

Inutile dirvi che la lettura è stata spassosa e scorrevole, la penna di Mazo de la Roche è straordinaria.

In questo volume hanno trovato spazio principalmente due componenti della famiglia: Renny, sempre innamorato di Alayne, con il suo spirito tenebroso ed il suo animo profondamente tormentato, e Finch, il giovanotto incompreso, le cui passioni non vengono capite e sostenute dai suoi famigliari.

 

Finch, è il personaggio che più mi provoca un senso di tenerezza. Trovo molto profondo il suo amore nei confronti della musica e dell’arte in generale, un amore che non viene capito dagli altri componenti della famiglia, anzi, che spesso viene deriso e denigrato. In questo secondo capitolo della saga l’ho trovato cresciuto, maturato, e credo (e spero soprattutto!) che la penna della scrittrice continuerà a rendergli giustizia nei prossimi volumi.

Renny, invece, non incontra la mia simpatia. Lo trovo spesso arrogante, poco comprensivo, irascibile. Sono curiosa di vedere quale piega prenderà la storia d’amore con la sua Alayne.

 

Insomma, i Whiteoak sono così complicati ma anche divertenti, a tratti al limite del comico.

Voi? Avete già fatto la loro conoscenza?

Se la risposta è no, beh, vi consiglio di farlo!


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