LA CASA DEL TE’
Valerio
Principessa
288 pagine
Feltrinelli
#giftedby
Data uscita: 26
maggio 2022
TRAMA
Gabriel è un
ragazzo innamorato delle parole, soprattutto di quelle che è impossibile
tradurre in altre lingue – come la giapponese Wabi sabi, che esprime
l'autenticità dell'imperfezione, o come iktsuarpok, con cui gli Inuit
dell'Artico intendono l'irrequietezza nel controllare se qualcuno sta arrivando
oltre l'orizzonte. Parole uniche e sole, come solo si sente Gabriel quando
muore sua nonna, con cui viveva. Confuso e smarrito, viene accolto nella casa
affidataria della signora Michiko in un rione storico di Roma. Si trova così ad
abitare sotto lo stesso tetto con ragazze e ragazzi segnati da storie
irreparabili, come il piccolo Leo, come Chiara, che conosce le stelle ma non
l'amore, o Greta, sempre concentrata a scrivere messaggi al cellulare, come il
minaccioso Scar e Amina, con la sua indicibile esperienza di migrazione.
Michiko segue i suoi giovani ospiti rammendando le giornate bucate con tazze di
tè fumante, dialoghi pazienti, storie di paesi lontani: parole e gesti piccoli
che restituiscono la grandezza dell'universo. Fuori c'è il mondo che conoscono,
caotico, ingiusto, a tratti violento, ma nella casa della signora giapponese
sono al riparo. Finché un giorno quell'armonia si spezza, e i ragazzi d'un
tratto si sentono più orfani di prima. Fa male, ma dura poco: presto scoprono
di sapersi fidare l'uno dell'altra, di saper fare famiglia. È l'inizio di una
ricerca per le strade di Roma e dentro sé stessi, dove ciascuno mette a frutto
il proprio intuito, le proprie qualità – e porta allo scoperto le proprie
ferite. Un romanzo d'esordio emozionante, ricco di curiosità e sapere, da cui
imparare con grazia e gentilezza.
IL
PENSIERO DI FRANCI
Gabriel viene affidato
alla nonna Berta dopo la morte dei suoi genitori. Il loro è un rapporto dove
entrambi si prendono cura l’uno dell’altro e, alla morte della nonna, Gabriel viene
totalmente travolto dal dolore.
“Perché la
maggior parte delle persone scappa dal dolore?”
È così che finisce
a vivere a Casa Retrouvailles, una casa affidataria gestita dalla sig.ra
Michiko, la colonna portante di tutta la struttura.
Un luogo dove,
gli abitanti, possono essere semplicemente sé stessi, liberi, senza fingere o
mostrarsi per ciò che non si è.
Per restare,
però, è necessario liberarsi di qualcosa, eredità del passato, e lasciarlo
dentro ad un cesto, appoggiato ad una colonna.
DECIDERE
significa TAGLIARE. E vivere, guardando in faccia la realtà.
Insieme a Gabriel
ci sono altri ragazzi dal passato difficile, che hanno sofferto la solitudine e
che in questa casa cercano conforto e ascolto, come in una vera famiglia. Ed è
esattamente ciò che trovano, perché Casa Retrouvailles è una grande famiglia
nonostante non ci siano legami di sangue fra i conviventi.
Gabriel è molto
critico nei confronti di sé stesso; è certo di essere imperfetto, in
disequilibrio, asimmetrico. Una descrizione di sé che la signora Michiko cerca
di scardinare, aiutandolo ad accettare il suo essere “irregolare”.
“La casa del tè”
è un esordio molto interessante, un libro che mi ha inizialmente fatto storcere
il naso per il suo incedere lento, a tratti confusionario, ma che alla fine mi ha
toccata ed emozionata.
“Ci vuole
coraggio ad accettare il destino, solo i cuori forti smettono di soffrire e
tornano a battere regolari.”