“L’apostrofo
nel bicchiere” è una storia che parla di coraggio.
In realtà si
parla di molto altro, ma il protagonista principale di questo romanzo è il
coraggio.
Il coraggio
di ripartire, affrontando la vita ed i suoi dolori.
Frida, fotografa
freelance per un giornale, è rimasta sola dopo aver perso il grande amore della
sua vita, Federico.
“Ma la vita, si sa, non va mai come ci si immagina che vada”
Il dolore è
immenso e riprendersi non è semplice. Per questo Frida è alla ricerca dell’occasione
giusta, necessaria per dare una svolta alla sua vita. A fianco a lei troveremo
la migliore amica di sempre, Sofia, così diversa da lei, ed i suoi vicini di
casa, sempre pronti a cercare di tirare fuori il meglio di lei.
Enrico è un personaggio
ibrido, non molto descritto. Di lui sappiamo poco, non parla più con i genitori
da tempo a causa degli svariati tradimenti del padre e della passività della
madre nell’accettare in silenzio la situazione, ha avuto una brevissima relazione
con Philomena, che però è riuscita a fargli molto male ed è un appassionato di
libri, per lui sono fondamentali. Quel poco che sappiamo di lui sarà
sufficiente per collocarlo nel tempo e nello spazio.
Frida ed
Enrico si incontreranno, e da quell’incrocio di sguardi, assolutamente casuale,
prenderanno una decisione molto importante, che cambierà le loro vite.
"Perché ogni tanto fa bene essere felici, fa bene congratularsi con sé stessi, fa bene essere gentili."
La scrittura
di Chiara è lineare, scorrevole e semplice. Il romanzo nasconde al suo interno
svariati temi che lasceranno al lettore ampio spazio di riflessione.
Un romanzo delicato
e profondo, nato da una mente fresca e giovane.
Spero di
leggerti presto cara Chiara!
“Le cose non sono mai le stesse, cara Frida. Dipende tutto da che punto di vista le guardi. Anche le persone, sai. Dipende quanta luce di quella persona vuoi vedere, e quanta ombra vuoi usare per coprire i suoi segreti e i suoi vizi.”
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