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RECENSIONE "L'ARTE DI SBAGLIARE ALLA GRANDE" DI ENRICO GALIANO

giovedì 31 dicembre 2020


In quest’ultimo giorno dell’anno vorrei aprirvi il mio cuore e raccontarvi di quanti sbagli ho fatto nella mia vita. Tanti, tantissimi. Alcuni molto sciocchi, altri un po' più importanti. Di alcuni me ne vergogno terribilmente, di altri un po' meno.

Ma ognuno di quegli errori mi ha permesso di essere qui, ora, ed essere quella che sono.

 

“Una volta Freud ha detto che non facciamo poi tanti errori nella nostra vita: facciamo sempre gli stessi, solo ripetuti infinite volte.”

 

Due chiacchiere io le vorrei scambiare con il caro vecchio Sigmund, perché a me sembra di averne fatti tanti, anche se ammetto di avere deliberatamente ripetuto alcuni di essi, esattamente come sostiene lui, immaginando che dopo la brutta copia ne venisse subito fuori una bella…

 

“L’arte di sbagliare alla grande” di Enrico Galiano è una lettera che ci viene regalata e del quale è fondamentale farne tesoro. Enrico ha deciso di raccontare il proprio trascorso, la propria storia personale, i propri errori, anche e soprattutto quelli che avrebbero potuto far storcere il naso ai genitori, soprattutto se consideriamo che a raccontarsi è un professore, colui che di mestiere si prende cura dei nostri figli. Io l’ho trovato un gesto molto coraggioso, dal profondo insegnamento: siamo tutti fallibili e nessuno è perfetto.

 

Sbagliare è un procedimento naturale. È sicuramente doloroso, a volte di certi errori sembra impossibile trovare la quadra, ma è l’unica strada per conoscere noi stessi, nel profondo, per capire cosa vogliamo e cosa no.

 

Quello che capirete, alla fine di questo libro, è che non bisogna avere mai paura di sbagliare, di mostrarsi per quello che si è.

 

“Non preoccupatevi se fate un sacco di errori. Preoccupatevi se vi sembra di non farne mai.”

 

Una lettura che ho deciso di mostrarvi solo ora, in questo ultimo post di questo strano 2020.

Perché, qualsiasi cosa succederà in questo 2021 che sta per cominciare, so già che sbaglierò… ma lo farò alla grande.

RECENSIONE "IL CINESE" DI HENNING MANKELL

lunedì 21 dicembre 2020

 

Un lupo.

Tanta neve.

Troppo sangue.

 

Il libro inizia esattamente così, e già da questi (pochi!) elementi vi anticipo che si tratta di un thriller mozzafiato.

Non conoscevo Mankell, questo è il primo libro che leggo dell’autore e ammetto che è riuscito perfettamente nell’impresa di costruire una trama dall’intreccio perfetto. Adrenalina, paura, in questo libro c’è tutto.


Una lettura che trasporta il lettore fra l’America, la Cina e la Svezia, dall’800 ai giorni nostri.

L’evento scatenante è il ritrovamento dei corpi di 19 persone, trucidate all’interno delle loro case, nel paesino di Hesjovallen, in Svezia. Una strage che non può essere altro che il gesto di un folle. Forse.

Sul caso viene chiamata ad indagare Vivi Sundberg, poliziotta capace e totalmente concentrata sullo scoprire l’identità dell’assassino.

Alle indagini si aggiungerà, in veste non ufficiale, Birgitta Roslin, giudice di fama, che, visto il legame affettivo che la lega ad alcune delle vittime, deciderà di indagare seguendo una pista tutta sua.


Quello che succederà da qui in poi sarà qualcosa di straordinario.

Un crescendo di sensazioni ed emozioni, un mix perfetto fra romanzo storico e politico. Si incontreranno molti personaggi che non sarà difficile ricordare per l’ottima costruzione e caratterizzazione.

600 pagine che possono disturbare e spaventare ma che in realtà si leggono molto velocemente grazie ad una scrittura scorrevole e generatrice di suspence.

La cosa più difficile di questa lettura è stata proprio appoggiare il libro sul comodino. La voglia di girare pagina è sempre più forte, capitolo dopo capitolo.

Seppure un po' datato, consiglio la lettura di questo titolo a tutti gli appassionati del genere.

RECENSIONE "A DOMANI" DI MAURA R. - CALENDARIO DELL'AVVENTO QUEEN EDIZIONI

sabato 19 dicembre 2020


Buongiorno lettori, oggi apro la casella numero 19 del calendario dell’avvento, in collaborazione con Queen Edizioni. Vi parlo del libro “A domani” di Maura R.

 

Trama

 

L'avvocato Andrea Furlan non ha tempo da perdere in relazioni sentimentali e quando incontra il suo nuovo cliente, capisce da subito che Leonardo Cacciari potrebbe rappresentare un pericolo. L'arrogante imprenditore è determinato a conquistare la donna dal cuore di ghiaccio e non è intenzionato a fermarsi finché non sarà sua. Fermamente convinta che il rapporto dovesse rimanere strettamente professionale non aveva però calcolato l'intemperanza di Leonardo. Andrea dovrà scegliere se cedere a quell'uomo oppure allontanarlo per sempre.

 

Avete mai avuto una seconda possibilità?

La nostra protagonista, Andrea, sì.

Quarant’anni, avvocatessa di successo, divorziata, con un figlio, Sam, che cresce pressoché da sola. La vita di Andrea è satura di impegni, che vive come un modo per estraniarsi dalla normale routine, e per non doversi mai “fermare” a riflettere.

Proprio nel suo ufficio, dove lavora con il suo socio ed amico Gianmaria, incontrerà Leonardo, alla ricerca di un difensore. Sarà per Andrea uno sconvolgimento totale. In primis perché per scelta Andrea ha sempre assunto la difesa di donne, per portare avanti la lotta ai diritti ed alla parità dei sessi. E poi perché non si aspettava di certo lo scombussolamento emotivo che Leonardo ha portato con sé.

Andrea riuscirà a lasciarsi andare e a dimenticare, per un momento, il passato?

 

La lettura è stata scorrevole e mi ha permesso di immergermi totalmente nella storia, trovando svariate affinità con la protagonista. I capitoli sono a punti di vista alternati dei protagonisti, fattore per me positivo in questa tipologia di romanzi.

Il messaggio di fondo, ed importante, è la capacità di non arrendersi.

Non c’è dolore che impedisca di tornare a vivere, e sorridere.

Una lettura senz’altro consigliata.

 

RECENSIONE "FAVOLE DA INCUBO" DI ROBERTA BRUZZONE E EMANUELA VALENTE

martedì 15 dicembre 2020


STEREOTIPO: In psicologia, qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali.

 

E di stereotipi, sessisti, si parla nell’ultimo libro di Roberta Bruzzone ed Emanuela Valente, edito DeAgostini, dal titolo “Favole da incubo”. Con una semplicità disarmante che colpisce esattamente dove deve, vengono raccontate dieci storie di femminicidi e violenze fra le quali spiccano i casi di Elena Ceste, Roberta Ragusa e Valentina Pitzalis, unica sopravvissuta ad una violenza ripetuta e continuativa da parte dell’ex marito, oggi per noi simbolo di questa lotta che è doveroso portare avanti per sottolineare l’importanza della rinascita e della figura femminile.

 

Una figura femminile che, già a partire dalle fiabe che raccontiamo ai nostri figli (un esempio tout court può essere quello delle care Biancaneve e Cenerentola) viene descritta come sottomessa, e se possibile anche vessata, al contrario degli uomini, dipinti come eroi valorosi e coraggiosi.

Una figura femminile senza aspirazioni o ambizioni, dedicata anima e corpo al marito ed alla eventuale prole. In sostanza, costretta ad abbandonare il proprio essere donna, la propria indipendenza e dignità.

 

Un libro che invita a riflettere sul peso che hanno i giudizi, le considerazioni personali ed a quanto queste possano trasformarsi in pessimi insegnamenti.

 

Una lettura scorrevole ma impegnativa, di testa e di cuore. Girata l’ultima pagina ho provato davvero tanta tristezza e scombussolamento.

300 pagine per non dimenticare. Fosse poi facile.

RECENSIONE "ESTATE ITALIANA" DI SERGIO NELLI

martedì 1 dicembre 2020


“Sembrava che, dopo secoli, non si trovasse più l’Altro, l’alterità; finché a sorpresa non è arrivata, con un salto di specie, una pallottolina verde di un diametro medio di 100 manometri (0,10 micron), dotata di numerosi spuntoni, decisamente aliena, ma anche terribilmente simile alla vita e agli stessi umani.”

 

Nello scorrere le novità in uscita per Les Flaneurs non ho avuto dubbi: “Estate italiana” doveva rientrare fra le mie letture. E non potevo fare scelta migliore.

 

“Estate italiana” è un viaggio attraverso l’estate appena trascorsa, un’estate anomala, fatta di distanze e mascherine sotto l’ombrellone. Ma non solo: è anche il racconto di come si possa vivere dopo avere provato il dolore.

 

Una scrittura melodiosa, che racconta di giornate trascorse davanti ad una finestra, a seguire il volo di un uccello o ad osservare i fiori che timidamente spuntano fra l’erba del giardino. Pagine che ci ricordano quanto questi tempi ci abbiano cambiato e costretto a rallentare. Quest’improvvisa frenata ha fatto sì che ci soffermassimo a ragionare su cose che, in tempi normali, non avremmo avuto la possibilità, né il tempo, di considerare. Primo fra tutti l’importanza degli affetti. Sembra scontato, ma essere privati di qualcosa rende il desiderio della cosa stessa quasi incontrollabile.

 

“Non ho fatto che pensare alla catastrofe finale e non mi ci ero assuefatto. E più stavo male più mi sembrava innaturale morire. Il semp0lice vedervi mi ha rilanciato. Ma il bisogno di ognuno di voi è tale che la vostra mancanza da il campo a un mood ostile”

 

Cercando di vedere il lato positivo, per non cadere nell’autocommiserazione, possiamo dire che il distanziamento sociale ci ha permesso di migliorarci come persone, concedendoci “il lusso” di viaggiare dentro noi stessi.

 

“C’è dell’amaro in quelle telefonate, ma ce lo passiamo con dolcezza.”

 

“Estate italiana” è stata una possibilità.

Quella di guardare indietro, ai mesi appena trascorsi, facendo tesoro del dolore e delle difficoltà vissute.

Sempre con il sorriso sulle labbra.

Ricordandoci che tutto ciò che accade ha un significato e che siamo noi a decidere quale dargli.

RECENSIONE "LA CASA DEI BAMBINI PERDUTI" DI NICOLA ARCANGELI

mercoledì 25 novembre 2020


"Un bambino paffuto si avvicinò: era Alberto, il figlio dell'edicolante. <Mirko non c'era> disse. Mauro non capì subito il senso della frase. <Non è venuto a scuola?> chiese Giovanni, un altro educatore. Alberto scosse il capo: <No>. Mauro lo imitò di riflesso, più nervoso: quel piccolo cicciomerdo si stava sbagliando. Mirko era lì, doveva essere lì."


Un libro che parla di bambini rapiti, una trama noir avvincente ed intrigante, colpi di scena ben piazzati ed un finale bomba.

Un altro centro per la Clown Bianco.

 

“La casa dei bambini perduti” di Nicola Arcangeli è tutto questo.

Un thriller che coinvolge e che ti accompagna, pagina dopo pagina, mantenendo alta l’attenzione e la curiosità.

 

La storia inizia con una sparizione. Mirko Giani, figlio del noto giornalista Mauro, è stato rapito dopo essere stato accompagnato a scuola dalla madre. Per Mauro l’unico mandante di questo rapimento è Massimo Biraghi, candidato alla carica di Presidente dell’Emilia-Romagna, in piena campagna elettorale. Si tratta di una vecchia conoscenza del giornalista che, da tempo, cerca di smascherare tutto il losco che il Biraghi nasconde.

Arcangeli tratta un tema, quello della politica, che non ricerco mai nelle mie letture. Non ne sono appassionata e non la seguo più di tanto. Ammetto però che ho trovato questo libro molto interessante; il racconto, seppure romanzato, di tutto quello che si può realmente nascondere dietro alle serrate campagne elettorali e di quanto “sporco” possa esserci, mi ha ricordato un po' quello che accade anche nella nostra politica quotidiana. Un tutto contro tutti, non sempre ad armi pari.

 

Le sparizioni aumentano, ed il caso viene affidato dal questore Salomoni a Simon Groff, un bravissimo poliziotto, “il migliore”. Simon è rimasto “fuori” per qualche tempo dai giochi dopo la morte della moglie; un dolore che ha scelto di curare con l’alcool. Con troppo alcool.

Il caso affidato non sarà di semplice gestione, la strada sarà tortuosa e piena di tranelli ed anche la task force organizzata in supporto darà filo da torcere al nostro Simon.

 

La costruzione dei personaggi ed il loro delinearsi all’interno della storia è ciò che più mi è piaciuto del romanzo. Sono stati descritti in maniera molto approfondita e mi hanno permesso di entrare subito in sintonia con loro. Si tratta di personaggi caratterizzati da un passato doloroso, da segreti, e da molte debolezze.

 

Un thriller che parla di solitudine, di sensi di colpa ma anche di rinascita.

Non solo un thriller.

Ma molto di più.

 

Grazie Vania, come sempre.

RECENSIONE "LA CONTESSA DI RICOTTA" DI MILENA AGUS

lunedì 16 novembre 2020

 

Una sera di qualche settimana fa mi sono seduta di fronte alla mia libreria, indecisa su quale libro cominciare a leggere. Chi mi segue sa che ho una libreria dove ci sono dei ripiani dedicati esclusivamente ai libri ancora da leggere.

Sono stata seduta sul pavimento per una buona mezz’ora e dopo qualche tentennamento ho scelto “La contessa di ricotta” di Milena Agus, pubblicato nel 2009 da Edizioni Nottetempo.

Una lettura veloce, poco più di cento pagine che, grazie alle meravigliose descrizioni, mi hanno riportata a spasso per Cagliari, visitata due volte grazie a Sara, fondatrice di “Diario di un sogno”, blog letterario con il quale collaboro da due anni.

 

Le protagoniste di questa storia sono tre sorelle, dal passato prosperoso ma dal presente piuttosto povero e triste: Maddalena, desiderosa di un figlio che però non arriva e che sembra essere il suo unico scopo nella vita; diverse sono le scene di sesso descritte dalla Agus, con l’utilizzo di un linguaggio piuttosto crudo e diretto, probabilmente per rendere ancora più l’idea dell’ossessione di maternità. Poi c’è Noemi, la più grande, zitella per scelta altrui, non di certo per la propria, e la contessa di ricotta, mamma di Carlino, bambino a detta della gente “problematico”, spesso attraversata dal pensiero del suicidio come unica soluzione alla sua vita così infelice e vuota. Il suo soprannome, come facilmente intuibile, deriva dal fatto che non c’è nulla di consistente in ciò che fa, tutto si sbriciola e si disperde.

 

Tutte e tre le protagoniste sono tristi, ognuna a modo suo ed ognuna per le sue motivazioni.

Hanno paura, paura del futuro e di tutto quello che di peggio potrebbe ancora succedere.

A volte, ma raramente, pare si lascino andare al pensiero positivo… ma è solo un’impressione, la negatività torna ad impossessarsi di loro.

 

Il sentimento predominante che mi ha accompagnata nel corso della lettura è stato quello della tristezza: Milena Agus è riuscita a mettere nero su bianco una storia intensa, toccante, con un tema centrale e poco trattato come quello del suicidio.

 

Un libro che mi sento comunque di consigliare per la sua veridicità.

RECENSIONE "IL CARDELLINO" DI DONNA TARTT

venerdì 13 novembre 2020

 
Ci sono libri che colpiscono e spaventano per la loro corposità.

Sono quei libri che prendiamo in mano più volte, attratti dalla copertina o dalla trama, ma che immancabilmente posiamo perché “ora non è il momento”, “ho bisogno di una lettura più breve” etc.

I cosiddetti “mattoni”.

 

“Il cardellino” si è collocato, per me, negli ultimi due anni, proprio all’interno di questa nicchia.

E c’è rimasto fino allo scorso luglio quando Emilie mi ha coinvolta nella lettura grazie al GDL #ilmattondellestate.

Ecco, non potrei esserne stata più felice.

 

Al di là del suo spessore “Il cardellino” è un libro che si divora; un libro che intrappola senza dare la possibilità di accorgersene. Un libro che emoziona e che scava nel profondo di ognuno di noi.


Il protagonista è Theodore Decker, che conosceremo da bambino e che vedremo crescere, pagina dopo pagina; un ragazzo dal passato intenso e doloroso, costretto a misurarsi troppo in fretta con la perdita della madre durante un attentato al museo che stavano visitando insieme, al quale lui è incredibilmente sopravvissuto.

 

Non possiamo obbligarci a desiderare ciò che è bene per noi o per gli altri. Non siamo noi a determinare il tipo di persone che siamo.

 

La scrittura di Donna Tartt è molto descrittiva; un fattore che per alcuni potrebbe essere negativo ma che per me è stato un valore aggiunto alla lettura; i personaggi sono stati caratterizzati perfettamente, così come le descrizioni dei paesaggi sfondo della vicenda.

Una storia di vita, un racconto che parla di vita, e lo fa in maniera magica e poetica, lasciando spazio a profonde riflessioni.

 

Chi avrebbe mai detto che era in mio potere far felice qualcuno? O che io stesso potessi essere felice?


Una lettura che mi ha tenuto compagnia per circa due mesi e che, dilazionata nel corso delle settimane, mi ha dato modo di apprezzarla ancora di più, perché mi ha permesso di dedicarle il tempo che merita.

Una lettura che consiglio davvero, un viaggio che è necessario fare.

 

Non possiamo scegliere cosa vogliamo e cosa non vogliamo e questa è la verità nuda e cruda. Non possiamo scappare da ciò che siamo.

RUBRICA 2MAMME4LIBRI GENERE "ROMANCE"

giovedì 29 ottobre 2020

 Viviamo nell’epoca del digitale, dove, con un telefono in mano è possibile fare praticamente tutto e dove, se il telefono per caso in assenza di segnale dovesse non prendere, veniamo gettati nel panico più o meno totale.

Io, per lavoro e anche per svago, sono spesso un tutt’uno con i miei due smartphone (esatto, non uno ma bensì 2!) ma sono anche in grado di ritagliarmi dei momenti nei quali il telefono viene messo in un’altra stanza e “dimenticato”.

 

Tutto questo preambolo, che per voi potrebbe sembrare apparentemente insignificante, per dirvi che il genere scelto per la rubrica 2mamme4libri di ottobre è quello del ROMANCE.

E quindi? Che c’entra la tecnologia con l’amore direte voi?

Beh, centra eccome, almeno per quanto riguarda le due letture che ho scelto e delle quali vi parlerò brevemente.

 

Si tratta di “Incontr@mi - Appuntamento in chat” di Lara Dei per il pubblico adulto e “Amori da panico 4G” di Serenella Quarello ed Enrico Pierpaoli, edito Hop! Edizioni.

 

Ho conosciuto Lara grazie ad un giveaway divertentissimo vinto sulla sua pagina dove il premio in palio era proprio il suo romanzo.

È stata una lettura divertente e molto leggera, una storia assolutamente al passo con i tempi.

Chiara e Leonardo si conoscono grazie ad una APP di incontri online, fondata dallo stesso Leonardo.

Chiara è un’insegnante di ginnastica, appena uscita da una storia piuttosto travagliata con un uomo sposato mentre Leonardo, sicuro che l’amore vero non esiste, trascorre il suo tempo saltellando da una ragazza all’altra.

Il destino (o meglio l’amica di Chiara) li farà incontrare e per entrambi sarà un incontro folgorante.

Fra scambi di messaggi e uscite molto bollenti i nostri protagonisti compiranno un viaggio interiore di crescita, offrendoci, a capitoli alterni, il punto di vista di entrambi.

Un libro che mi sento di consigliare perché viene raccontato il mondo degli incontri online così in voga al giorno d’oggi e purtroppo, anche la leggerezza con il quale alle volte si gestiscono queste tipologie di appuntamenti, dove ci si ferma all’apparenza per la mancanza di tempo e forse voglia nell’andare oltre al semplice rapporto sessuale. Per me è stata una coccola serale, dopo una giornata di lavoro leggere queste pagine mi ha fatto sorridere e mi ha ricordato quanto è bello l’amore, quello vero, fatto di sguardi ed abbracci… con il cellulare spento però.

 

Per il nostro pubblico più “piccolo” invece ho letto quella che potremmo definire la storia di “Romeo e Giulietta” ai tempi nostri.

Il nostro Romeo, figlio del salumiere più conosciuto di Verona e Sara, figlia del kebabbaro che ha aperto il negozio, povero lui, proprio davanti alla salumeria dei Montrucchi.

Un amore ostacolato dai genitori perché Sara, pakistana, viene vista come l’immigrata ruba lavoro.

Un amore condito dai versi di Shakespeare rappati da Sara e dai messaggi delle chat di Whatsapp.

Una chiave di lettura moderna della storia di Romeo e Giulietta, una lettura veloce e molto divertente, con spunti di riflessione notevoli, come ad esempio il razzismo.

Un'ottima lettura che consiglio a bambini a partire dai 9/10 anni.


RECENSIONE "LA FIGLIA FEMMINA" DI ANNA GIURICKOVIC DATO

mercoledì 21 ottobre 2020

 

Che la Fazi sia per me una certezza è un dato di fatto.

Dopo la lettura di questo capolavoro posso urlarlo a gran voce.

Un esordio potente, una storia che ti tiene incollata fino all’ultima pagina, una scrittura non certamente riconducibile ad un’esordiente.

 

“La figlia femmina” racconta una storia molto dolorosa, a tratti fastidiosa.

È narrata in prima persona da Silvia, mamma di Maria, la “figlia femmina” protagonista. È una storia che si snoda fra Marocco e Italia, e vede una Maria prima bambina poi adolescente.

 

“Le figlie femmine… in molti paesi se sono brutte è un vero problema”

 

Non serve addentrarsi molto nella lettura per capire quale sia stato il fattore scatenante, il punto di rottura che ha inevitabilmente cambiato la vita di Maria. Il padre, Giorgio, provava per lei un’attrazione innaturale, riservandole attenzioni ed atteggiamenti più che incestuosi.

 

Silvia, perdutamente innamorata del marito, non coglie il significato dei suoi comportamenti e soprattutto non da sufficiente importanza alle reazioni della figlia, che cerca in tutti i modi di sfogare la rabbia repressa rimanendo, però, totalmente inascoltata.

 

“In fondo anche ciò che è brutto può sembrarmi bello se è con occhi belli che lo guardo”

 

Sarà il definitivo trasferimento a Roma, dopo la morte di Giorgio, a mettere Silvia di fronte a tutto ciò che per anni aveva finto di non vedere.

L’incontro fra Antonio, il suo nuovo compagno, e la figlia Maria, descritto peraltro meravigliosamente, sarà cruciale: Silvia capirà finalmente il profondo disagio della figlia, una piccola tentatrice, attratta dagli uomini più grandi di lei e decisa a punire la madre per la sua assenza totale nel momento del bisogno.

 

“Sai, Maria, penso si possano teorizzare due tipi di felicità: una felicità momentanea, legata al soddisfacimento di bisogno e pulsioni, e una felicità infinita e smisurata, come condizione di esistenza perenne. Ecco, quest’ultima credo non esista. È qualcosa cui l’essere umano ambisce per natura, ma la consapevolezza che sia impossibile raggiungerla non comporta già di per sé uno stato cronico di infelicità?”

 

Un libro che parla di genitori e figli, di violenza, di debolezza; temi forti, ma trattati in maniera esemplare, da un’esordiente che tanto esordiente non sembra, e dalla sua penna, delicata e poetica.

REVIEW TOUR "DELITTO A PORTA VITTORIA" DI PIETRO BRAMBATI

sabato 17 ottobre 2020


Amanti del thriller, siete nel posto giusto!

Il blog “Una mamma Fra le pagine” oggi partecipa al Review tour del nuovo libro di Pietro Brambati “Delitto a Porta Vittoria”, edito Leone Editore.

 

Di Brambati ho avuto il piacere di leggere “Senza esclusione di colpi”, un paio di anni fa, e, come allora, con questa nuova uscita, ho ritrovato una scrittura semplice e veloce, ed una trama fin troppo realistica.

 

Ernesto, il nostro protagonista, è un uomo assolutamente normale: lavora in banca da molti anni e la sua famiglia, proprio grazie alla sua posizione lavorativa consolidata negli anni, conduce una vita serena e relativamente benestante.

Sarà proprio durante il quotidiano tragitto casa-lavoro in treno che ad Ernesto accadrà qualcosa che gli sconvolgerà la vita.

Per un pendolare, costretto a trascorrere molto tempo su treni o autobus per raggiungere il posto di lavoro, è facile incontrare persone nuove ogni giorno. Persone con le quali chiacchierare del più e del meno, magari dell’ultimo film visto la sera precedente alla tv, o della sconfitta della propria squadra del cuore.

Oppure è possibile incontrare persone con le quali ci si scambia solo degli sguardi, senza parlare. Ed è il caso di Ernesto e della donna sconosciuta.

Una donna descritta come la classica femme fatale che incanta gli uomini, una donna alla quale sembra impossibile resistere. Inizialmente soltanto guardandolo ed ammiccando, e successivamente lasciandogli un biglietto con le indicazioni per un loro possibile incontro, la sconosciuta catturerà l’attenzione di Ernesto, che, rapito dalla sua bellezza e dai suoi modi, capitolerà.


Comincia così la loro relazione clandestina, fatta di incontri e di sesso, null’altro.


"In fondo, che importanza aveva per lui scoprire chi fosse in realtà quella donna, se facendolo poteva in qualche modo pregiudicare il susseguirsi di quegli incontri?"


Una relazione dove è sempre lei a decidere quando e dove vedersi.

Fino all’ultimo appuntamento, quello dove, ad attendere Ernesto, c’è il cadavere della donna.

Come potete ben immaginare, Ernesto viene coinvolto nel turbine delle indagini, ed è, chiaramente, il sospettato numero uno, l’ultimo ad avere avuto rapporti con la vittima.

Nel corso delle indagini scopriremo la vera natura della sconosciuta, compresi tutti i retroscena del suo passato e le sue (non poche!) relazioni extra coniugali.

Un personaggio che, purtroppo, non ho apprezzato. Non sono riuscita in nessun modo ad entrare in sintonia con la sua vita, le sue scelte e le sue menzogne.

 

Brambati è riuscito ancora una volta a raccontare una realtà fatta di passioni, difficili da frenare, e di moltissime bugie. Che, come si sa, hanno le gambe corte.

Spero di avervi trasmesso un po' di curiosità, quella necessaria per correre in libreria a comprarlo!

Fatemi sapere cosa ne pensate.


RUBRICA 2MAMME4LIBRI TEMA "CIBO"

lunedì 28 settembre 2020


Alzi la mano chi di voi è appassionato di cibo! Non dico dolce o salato nello specifico, ma parlo di “mangiare” in generale.

Se avete alzato la mano allora l’appuntamento di oggi con la rubrica 2mamme4libri fa al caso vostro.

Per il mese di settembre, mese di ripresa dopo le vacanze estive, io e Ilaria abbiamo pensato di consigliarvi 4 libri che trattino il tema del cibo. Sì, avete capito bene, parleremo proprio del mangiare!

 

Per gli adulti la mia scelta è ricaduta su “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” di Aimee Bender, edito Minimum Fax, mentre per i bambini ho riletto con estremo piacere “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl, edito Salani.

 

Partiamo dal libro che per me è stato piuttosto complicato e doloroso leggere.

 “L’inconfondibile tristezza della torta al limone”, è la storia di Rose, una bambina con un dono piuttosto particolare: ogni volta che assaggia un piatto preparato dalla madre oltre ad assaporarne il sapore ne percepisce anche i sentimenti provati durante la preparazione. Un dono che Rose deve tenere nascosto, nessuno potrebbe comprenderla. Nessuno tranne George, l’amico di suo fratello.

Un romanzo che alla base ha il racconto delle emozioni, che non ti mollano mai, dall’inizio alla fine. Provate ad immaginare come si possa essere sentita Rose nell’accorgersi di ogni cambio emozionale della madre, di ogni sua preoccupazione o dolore?

La descrizione della tristezza di Rose, il suo desiderio di vivere una vita normale, come quella della sua amica Eliza, colpisce il lettore come un dardo.

Un libro che onestamente pensavo fosse più leggero, magari anche divertente e che invece mi ha stupita, direi però piacevolmente. Gli spunti di riflessione sono stati tanti e soprattutto interessanti.

 

Passiamo adesso al famoso Willy Wonka e alla sua fabbrica di cioccolato. 

Chi non conosce questa storia? 

Il protagonista è Charlie Bucket, un ragazzo che vive insieme ai suoi genitori ed ai suoi quattro nonni in una piccola casetta di legno. La famiglia Bucket è molto povera ma quello che non fanno mai mancare al piccolo Charlie è una barretta di cioccolato Wonka nel giorno del suo compleanno. Le barrette sono le preferite di Charlie, che, ironia della sorte, vive proprio vicino alla famosa fabbrica. Fabbrica che anni prima aveva chiuso i battenti ma che ora, grazie ad una specie di lotteria li riaprirà. Non per tutti però, ma solo per i cinque bambini fortunati che troveranno il biglietto dorato nascosto all’interno delle barrette.

Il resto della storia è oramai noto alla maggior parte di noi.

Charlie sarà il quinto bambino a trovare il biglietto dorato. I suoi compagni di avventura Augustus Gloop, un bambino con il cibo come unica passione; Veruca Salt, una bambina molto ricca e viziata, Violetta Beauregarde, masticatrice seriale di gomme, e infine, Mike Tivù, appassionato di televisione (il nome effettivamente dice tutto!).

Accompagnato dal nonno Joe, vecchio operaio della fabbrica Wonka, Charlie vivrà l’avventura più emozionante di tutta la sua vita.

Un libro divertente ma allo stesso tempo profondo; un bellissimo viaggio da fare insieme ai propri figli.

 

 


RECENSIONE "TI VOGLIO PIU' BENE DI IERI MA MENO DI DOMANI" DI SONIA NEBULOSI

domenica 20 settembre 2020


Mi sono più volte chiesta cosa fosse cambiato dentro di me, a livello emozionale, dopo le mie tre gravidanze. Quale meccanismo si fosse attivato tale per cui emozionarmi per ciò che prima non attirava la mia attenzione era diventata la cosa più frequente delle mie giornate (e lo è ancora!)

 

Essere mamma è un viaggio meraviglioso.

E il libro di Sonia Nebulosi, “Ti voglio bene più bene di ieri ma meno di domani” edito Rossini Editore, mi ha fatto ripercorrere con la mente tutte le tappe che la maggior parte di noi mamme ha percorso in questo lungo cammino chiamato “maternità”.

 

Il mestiere di madre è complicato, non è tutto rose e fiori e questo bisogna dirlo.

Ci sono le difficoltà di ogni prima volta, la stanchezza fisica dovuta al poco sonno e quella mentale: avere un figlio è una novità che sconvolge non poco la normalità vissuta fino a proco prima.

 

“Si sa, i genitori desiderano per i figli quello che loro non sono riusciti ad essere”

 

Questa è una storia dedicata alle prime volte dei genitori, a tutte quelle sensazioni che si provano dal momento in cui si stringe quel corpicino appena nato al nostro. Una storia dedicata alle paure ed ai timori che non ci abbandonano, alla nostra ansia di “non essere abbastanza brave”.

 

Sono stata colpita dalla naturalezza che Sonia ha utilizzato nel descrivere l’importantissima figura del suo compagno, il papà della loro bimba. Del papà non se ne parla mai a sufficienza, ma è una presenza importante e fondamentale per l’equilibrio della famiglia.

 

“L’Altro, quello con la A maiuscola, quello che scegliamo come compagno per la vita, ha una grande responsabilità: renderci felici nonostante le nostre imperfezioni, le nostre mancanze e i nostri limiti. E noi dobbiamo fare lo stesso.”

 

Un piccolo libro dentro al quale troverete emozioni, desideri e ricordi.

E sarete costretti a viaggiare anche voi, chi rivivendo il passato, chi desiderando nel futuro.

In entrambi i casi non ne resterete delusi.

RECENSIONE "IL GRANDE ME" DI ANNA GIURICKOVIC DATO

sabato 12 settembre 2020

 

Può un libro, una volta dopo essere stato finito, chiuso ed appoggiato sul comodino, continuare a scorrerti nelle vene?

Può un libro costringerti a riflettere sul tema della morte, della menzogna, della famiglia in maniera così forte e prepotente?

La risposta è sì.

La risposta è “Il grande me” di Anna Giurickovic Dato, edito Fazi ed uscito il 10 settembre.

Un libro che parla di dolore, in tutti i suoi gradi.

 

“Dalle otto del mattino alle sette di sera io non provo niente. Poi quando termina l’orario di visita, mi si abbatte addosso tutta la giornata, quelle passate e quelle che verranno”

 

Simone è un padre malato, prossimo alla morte. I figli, ognuno con la propria vita, costruita e condotta lontano da lui, rimasto solo nella grande Milano, torneranno a casa per sostenerlo nell’ultimo periodo della sua vita.

 

“Se ci siamo stati sempre o meno, male o bene, poco importa, ora, perché non è questa la resa dei conti, è la sola occasione che ci resta”

 

La storia, raccontata dalla figlia Carla, ci accompagna nel corso delle loro vite, pagina dopo pagina, attraverso menzogne, ricordi, cose dette e non dette, sensazioni ed emozioni, fino ad arrivare a quel segreto da anni custodito nel cuore di Simone. Un segreto che, una volta svelato, cambierà il senso della loro vita o regalerà loro un valore aggiunto?

 

Nel corso della lettura ho percepito l’infinito amore di Carla nei confronti del padre. Il suo fortissimo desiderio di costruire tutto il passato non vissuto con un uomo che non ha mai avuto davvero.

 

“E lui può essere abbracciato da un’altra per mezzo delle mie braccia. Che importa che siano le mie se io, quando avrei potuto, non l’ho mai stretto davvero?”

 

Mi sono posta più e più volte questa domanda: “E se non avessi più tempo?”

Fagocitata dalla routine quotidiana, lavoro, scuola, bambini, casa, sono sicura di non “buttare via il mio tempo” in un qualche modo? Quanti di voi se lo sono mai chiesto?

Magari facendo cose che potremmo tranquillamente fare in altri momenti e che ci impediscono di assaporare e dare il giusto valore a quei momenti che invece, una volta passati, non torneranno più.

 

In questo romanzo si parla di malattia, un tema che spaventa perché della malattia, a volte, si può essere solo spettatori. Solo spettatori è un tantino riduttivo. Bisogna improvvisarsi attori perché fingere che vada tutto bene, per il bene dei nostri cari, diventa quasi un lavoro, sorridere quando si vorrebbe solo piangere, convincerli che esistono altre cure alternative quando invece la verità è una sola, ed i medici ce lo hanno detto più volte, senza mezzi termini.

 

Non mi resta che consigliarvi di allacciare le cinture e partire per questo viaggio.

La scrittura intima e potente di Anna e il suo stile delicato ma rude, dolce ma amaro, vi stropicceranno anima e corpo.

Ma sono convinta ne uscirete totalmente arricchiti.

RECENSIONE "SCUSA" DI LUCA CRISCI

martedì 18 agosto 2020

Buonasera lettori,

ultimo giorno di ferie per me e post ad un orario improbabile, non me ne vogliate.

 

Vorrei parlarvi di “Scusa”, il romanzo di Luca Crisci, edito Rossini Editore, che ringrazio per la copia cartacea ricevuta e per la collaborazione.

Un romanzo narrato in prima persona dal protagonista, Matteo, ricoverato in ospedale in coma dopo un incidente.

Una condizione, quella del coma, che lo porterà a ripercorrere la sua vita ed a riflettere soprattutto sugli errori commessi.

 

Matteo è un ragazzo che ha sofferto, un ragazzo con un estremo bisogno di amore e di attenzioni; figlio di una madre lavoratrice, spesso assente per poter garantire un futuro alla prole, e di un padre infantile, sprovvisto di qualsiasi senso di responsabilità. Completa il quadro famigliare la sorella, né carne né pesce, con la quale non ha un gran rapporto.

 

Matteo è schiavo di un amore a senso unico, un amore che non decolla (forse sarebbe meglio definirlo un tormento, un’ossessione) e che lo porterà a toccare il fondo, in un baratro nero e profondo fatto di alcol e droga.

L’autodistruzione come via di fuga. Ma da cosa? Da chi?

 

"T'accorgi che le cose fanno schifo solo quando ci stai sotto. Quando puoi vedere i dettagli e la cioccolata diventa merda, il futuro diventa presente e il presente diventa passato tre secondi dopo."

 

Nessuna simpatia per Matteo, sono sincera. Nel corso del romanzo ho cercato di stringere un legame con il personaggio, trovare un appiglio per cambiare la mia opinione su di lui, ma non ci sono riuscita. Ho apprezzato la schiettezza dei pensieri espressi ma non ho assolutamente condiviso alcuni pensieri, lontani dal mio modo di essere e dai miei valori.

 

Ho trovato molto accattivante lo stile di scrittura, fluente e coinvolgente, un ottimo filo conduttore nel dipanarsi della trama.

I miei complimenti a Luca per quanto riguarda le tematiche trattate, soprattutto relativamente alle riflessioni sulla vita, sul nostro quotidiano. 


I pensieri di Matteo sono pensieri che anche noi abbiamo fatto, almeno una volta nella vita, magari con la stessa intensità o forse no; pensieri che, per mancanza di coraggio, non abbiamo esternato con la stessa potenza.


Sarà la stessa vita che deciderà però di dare a Matteo una seconda possibilità.

Possibilità che sarà in grado di cogliere?

Per scoprirlo vi invito a leggere il libro ed a farmi sapere cosa ne pensate.

 

“La fine della giornata ti ricorda che puoi inventarti quello che ti pare ma il tempo non lo fermi. Quando è ora il sole scende.”


RUBRICA 2MAMME4LIBRI GENERE "BIOGRAFIA"

domenica 2 agosto 2020

Buongiorno cari lettori,

con qualche giorno di ritardo, dovuto ad una serie di impedimenti lavorativi, torniamo con l’appuntamento della rubrica 2mamme4libri.

Per il mese di luglio siete stati proprio voi, tramite un sondaggio, a scegliere il genere letterario che ci avrebbe accompagnato nel corso del mese.

Il vincitore del sondaggio, fra storico e biografico, è stato proprio quest’ultimo, ed i libri che vi presento, già sugli scaffali della mia libreria, si sono perfettamente adattati alla scelta.

 

Partiamo con la scelta per il mondo degli adulti: “Open” di Andre Agassi, edito Einaudi.

 

“Apro gli occhi e non so dove sono o chi sono. Non è una novità: ho passato metà della mia vita senza saperlo. Eppure oggi è diverso. È una confusione più terrificante. Più totale.”

 

Questo libro è stato un viaggio emotivo incredibile. Ho trovato molto delicata ed umana la scelta di raccontarsi così nel profondo, di mettersi a nudo e mostrarsi per come si è, esprimendo pensieri che hanno lasciata spiazzata anche me.

 

“Io odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare”

 

Ma come può essere possibile direte voi? Beh, Andre era “costretto” a giocare a tennis dal padre, un uomo severo, che in lui vedeva una stella di questo sport e che non accettava altra realtà al di fuori di questa.

 

Il libro percorre poi le storie d’amore di Agassi, gli allenamenti e le partite, vinte e perse.

 

Nonostante Agassi fosse il numero uno nel mondo non era felice, non si sentiva completo né soddisfatto.

Decise quindi di costruire una scuola d’eccellenza per i ragazzi che non avevano possibilità di studiare, una scelta che gli ha permesso di dare ai ragazzi un insegnamento fondamentale: il rispetto. Rispetto per ciò che ami ma ancora di più per ciò che non ti piace o odi.

 

Un libro che non posso far altro che consigliare perché permette di riflettere e aprire gli occhi su quello che veramente ci rende felici.

 

Per i più piccoli la scelta è ricaduta su “La matita magica di Malala”, edito Garzanti, un albo illustrato dai mille significati.

 

La storia di Malala e del suo desiderio di possedere una matita con la quale fare delle magie: dal dormire un’ora in più al mattino al disegnare bei vestiti per la madre, case per il padre e un vero pallone per permettere ai fratelli di giocare.

Una matita che avrebbe permesso a Malala di disegnare un mondo migliore, pieno di pace e amore.

Una matita che però al mattino Malala non trovava mai dentro al cassetto del suo comodino.

 

Ed ecco che decide di darsi da fare; decide di scrivere e parlare al mondo a soli undici anni, senza paura, della sua condizione di donna, costretta a non frequentare la scuola e ad indossare l’uniforme che tanto la rendeva orgogliosa. Sopravvissuta ad un attentato nel 2012 Malala oggi continua a viaggiare per difendere il diritto all’istruzione delle ragazze.

 

Questo albo illustrato è veramente bellissimo; Jacopo è rimasto incantato dalle illustrazioni e dalla dolcezza di Malala. Mi ha chiesto anche lui una matita magica… gli ho risposto che la sua può trovarla dentro al suo cuore.


RECENSIONE "QUALCUNO, DAL PASSATO" DI IRENE ROSSI

lunedì 27 luglio 2020


"Era buio e c’era silenzio. Un silenzio quasi innaturale, interrotto solo ogni tanto dai rumori che arrivavano dall'autostrada poco lontana; suoni molesti che disturbavano quel momento magico così intimo e personale. Così suo.”

 

Ed ecco a voi le prime righe dell’incipit del libro “Qualcuno, dal passato” di Irene Rossi, edito Clown Bianco.

Un thriller del quale Vania, sempre gentilissima, mi ha omaggiato e che ho letto con estremo piacere.

 

Partiamo con il dire che il personaggio principale, Jo Penna, poliziotto ligio al dovere e profondamente innamorato del suo lavoro, è entrato subito nelle mie grazie. Sarà che mi ci sono molto immedesimata; per me il lavoro è sacro, bisogna tenerselo stretto e dare il meglio di sé. Questione di etica.

 

Si trova ad indagare ad un nuovo caso che lo riporta indietro nel passato. Un passato impossibile da dimenticare, un’ombra sempre presente nella sua mente e nella sua vita. Il modus operandi del killer è lo stesso utilizzato da Mattia Longo, arrestato anni prima per aver ucciso e mutilato tre donne. Un killer che si è suicidato in carcere e che, non avendo mai avuto contatti con l’esterno, non poteva “tramandare la sua arte” a nessuno (passatemi l’ironia”).

 

Penna non è solo in questa “avventura” (se così vogliamo chiamarla…); è affiancato dal nuovo viceispettore Andrey Casati, un giovane incredibilmente preparato e “scafato”. Di quelli che quando li vedi la prima volta ti stanno sulle palle ma poi, alla fine, risultano simpatici e pure bravi.

 

Non sono mancati i cosiddetti colpi di scena, fondamentali per me per mantenere alta la “tensione”.  Arrivata alla fine sono rimasta piacevolmente stupita da ciò che ho scoperto, non vi spoilero nulla, ma vi invito a leggerlo ed a farmi sapere cosa ne pensate.

 

Un thriller ben costruito, con personaggi delineati e ben inquadrati nel contesto storico.

La fluidità della scrittura e la lunghezza dei capitoli, medio-brevi, mi hanno permesso di apprezzarne maggiormente la lettura, facendomi divorare la lettura in pochissimi giorni.

 

Voi lo avete letto?

Scrivetemi le vostre impressioni, sono curiosa!

A presto


RECENSIONE "LA GIORNATA PIGIAMATA" DI CARRIE SNYDER E BROOKE KERRIGAN

giovedì 23 luglio 2020

Avete mai pensato di trascorrere un’intera giornata in pigiama?

Uscire per andare al lavoro oppure per fare la spesa, rigorosamente in pigiama?

 

Io ammetto di averci pensato più di una volta ma di non avere mai avuto il coraggio di farlo per davvero.

Camillo invece lo ha fatto, e gli è piaciuto un sacco!!! Chi è Camillo? È il protagonista de “La giornata pigiamata” di Carrie Snyder e Brooke Kerrigan, edito Pulce Edizioni.

 

Camillo è il “figlio di mezzo”: un fratello ed una sorella più grandi ed un fratello ed una sorella più piccoli.

Nonostante la tenera età, Camillo è un bambino determinato e sa bene cosa vuole. Una mattina, non avendo voglia di vestirsi, Camillo decide di rimanere in pigiama. Ed ecco che nasce la giornata pigiamata.

 

La mamma, distratta e intenta a svolgere le faccende domestiche, non tenta nemmeno di dissuaderlo e, una volta arrivati a scuola nemmeno le maestre, anch’esse distratte come la mamma, prendono sul serio la cosa. Gli unici a farlo sono i compagni di Camillo che, nei giorni successivi, si presenteranno a scuola… in pigiama!!!

 

Ed è così che la giornata pigiamata si trasformerà prima in una settimana, poi in un mese e per finire in un bellissimo anno pigiamato.

 

Un albo che, grazie alle illustrazioni delicate e dai tenui colori pastello, racconta la complicità che c’è fra i bambini, la loro positività ed il loro buonumore, anche nelle giornate un po' più “scariche”.

 

Quella ventata di ottimismo e di serenità che solo i bambini, grazie alla loro ingenuità, riescono a trasmetterci.

 

Grazie a Pulce Edizioni per questo albo illustrato che ha fatto molto successo in casa nostra.


RECENSIONE "ROGOREDO - LA RAGAZZA DEL BOSCO" DI MICHELE AGOSTEO

venerdì 17 luglio 2020

Buon pomeriggio cari lettori,

le mie ferie ahimè, sono finite; le giornate sono volate via veloci, complice l’iperattività dei miei figli, e non ho avuto il tempo di leggere quanto avrei desiderato.

Oggi vi parlo di un libro, inviatomi direttamente dall’autore, che ringrazio molto.

Si tratta di “Rogoredo – La ragazza del bosco” di Michele Agosteo.

 

“Avevo letto degli articoli e visto in televisione alcuni servizi che parlavano del boschetto della droga di Rogoredo. Dalle descrizioni dei giornali si trattava di un luogo in mano agli spacciatori, frequentato da un gran numero di persone che andava lì a drogarsi”.

 

È chiaro sin da subito quale sia l’argomento del libro.

Un libro che in realtà è una sorta di diario, il racconto dell’incontro fra Martina e Michele, l’autore, ed il desiderio di quest’ultimo di aiutarla in tutti i modi possibili ad uscire dal tunnel della droga.

Una scrittura giovane, a tratti ingenua, che mi ha trovato spesso in disaccordo con le scelte di Michele.

Sicuramente fa onore ad un ragazzo così giovane la volontà di aiutare una ragazza, seppure inizialmente sconosciuta, nel difficile percorso per uscire dalla tossicodipendenza.

Non ho però trovato di così tanto aiuto gli atteggiamenti descritti nel libro; elargire soldi sperando di “aiutarla” è un tantino immaturo; a mio avviso è un ottimo modo per accompagnarla sempre più a fondo.

 

“Quello non era vivere, ma un continuo cercare di sopravvivere. Mi faceva male sapere di non poterla aiutare di più.”

 

Non sono riuscita ad entrare in sintonia con i personaggi nonostante abbia apprezzato il coraggio di parlare di un argomento così forte, considerato ancora oggi un tabù.

Non è stata una lettura travolgente (anche se l’ho terminato in un solo giorno); mi sono soffermata più volte a pensare a Martina, alla sua vita così fragile e dolorosa, una vita dove le sembrava di essere circondata da tante persone ma in realtà, l’unica compagnia era quelle che solo lei poteva fare a sé stessa.

 

Ringrazio Michele per avermi omaggiato di una copia di questo libro e di avermi chiesto, dandomi fiducia, di fargli sapere cosa ne pensavo.


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