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RECENSIONE "LA FIGLIA FEMMINA" DI ANNA GIURICKOVIC DATO

mercoledì 21 ottobre 2020

 

Che la Fazi sia per me una certezza è un dato di fatto.

Dopo la lettura di questo capolavoro posso urlarlo a gran voce.

Un esordio potente, una storia che ti tiene incollata fino all’ultima pagina, una scrittura non certamente riconducibile ad un’esordiente.

 

“La figlia femmina” racconta una storia molto dolorosa, a tratti fastidiosa.

È narrata in prima persona da Silvia, mamma di Maria, la “figlia femmina” protagonista. È una storia che si snoda fra Marocco e Italia, e vede una Maria prima bambina poi adolescente.

 

“Le figlie femmine… in molti paesi se sono brutte è un vero problema”

 

Non serve addentrarsi molto nella lettura per capire quale sia stato il fattore scatenante, il punto di rottura che ha inevitabilmente cambiato la vita di Maria. Il padre, Giorgio, provava per lei un’attrazione innaturale, riservandole attenzioni ed atteggiamenti più che incestuosi.

 

Silvia, perdutamente innamorata del marito, non coglie il significato dei suoi comportamenti e soprattutto non da sufficiente importanza alle reazioni della figlia, che cerca in tutti i modi di sfogare la rabbia repressa rimanendo, però, totalmente inascoltata.

 

“In fondo anche ciò che è brutto può sembrarmi bello se è con occhi belli che lo guardo”

 

Sarà il definitivo trasferimento a Roma, dopo la morte di Giorgio, a mettere Silvia di fronte a tutto ciò che per anni aveva finto di non vedere.

L’incontro fra Antonio, il suo nuovo compagno, e la figlia Maria, descritto peraltro meravigliosamente, sarà cruciale: Silvia capirà finalmente il profondo disagio della figlia, una piccola tentatrice, attratta dagli uomini più grandi di lei e decisa a punire la madre per la sua assenza totale nel momento del bisogno.

 

“Sai, Maria, penso si possano teorizzare due tipi di felicità: una felicità momentanea, legata al soddisfacimento di bisogno e pulsioni, e una felicità infinita e smisurata, come condizione di esistenza perenne. Ecco, quest’ultima credo non esista. È qualcosa cui l’essere umano ambisce per natura, ma la consapevolezza che sia impossibile raggiungerla non comporta già di per sé uno stato cronico di infelicità?”

 

Un libro che parla di genitori e figli, di violenza, di debolezza; temi forti, ma trattati in maniera esemplare, da un’esordiente che tanto esordiente non sembra, e dalla sua penna, delicata e poetica.

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