Una sera di qualche
settimana fa mi sono seduta di fronte alla mia libreria, indecisa su quale
libro cominciare a leggere. Chi mi segue sa che ho una libreria dove ci sono
dei ripiani dedicati esclusivamente ai libri ancora da leggere.
Sono stata
seduta sul pavimento per una buona mezz’ora e dopo qualche tentennamento ho
scelto “La contessa di ricotta” di Milena Agus, pubblicato nel 2009 da Edizioni
Nottetempo.
Una lettura
veloce, poco più di cento pagine che, grazie alle meravigliose descrizioni, mi
hanno riportata a spasso per Cagliari, visitata due volte grazie a Sara,
fondatrice di “Diario di un sogno”, blog letterario con il quale collaboro da
due anni.
Le protagoniste
di questa storia sono tre sorelle, dal passato prosperoso ma dal presente
piuttosto povero e triste: Maddalena, desiderosa di un figlio che però non
arriva e che sembra essere il suo unico scopo nella vita; diverse sono le scene
di sesso descritte dalla Agus, con l’utilizzo di un linguaggio piuttosto crudo
e diretto, probabilmente per rendere ancora più l’idea dell’ossessione di
maternità. Poi c’è Noemi, la più grande, zitella per scelta altrui, non di
certo per la propria, e la contessa di ricotta, mamma di Carlino, bambino a
detta della gente “problematico”, spesso attraversata dal pensiero del suicidio
come unica soluzione alla sua vita così infelice e vuota. Il suo soprannome,
come facilmente intuibile, deriva dal fatto che non c’è nulla di consistente in
ciò che fa, tutto si sbriciola e si disperde.
Tutte e tre le
protagoniste sono tristi, ognuna a modo suo ed ognuna per le sue motivazioni.
Hanno paura,
paura del futuro e di tutto quello che di peggio potrebbe ancora succedere.
A volte, ma
raramente, pare si lascino andare al pensiero positivo… ma è solo un’impressione,
la negatività torna ad impossessarsi di loro.
Il sentimento predominante
che mi ha accompagnata nel corso della lettura è stato quello della tristezza:
Milena Agus è riuscita a mettere nero su bianco una storia intensa, toccante,
con un tema centrale e poco trattato come quello del suicidio.
Un libro che mi sento comunque di consigliare per la sua veridicità.
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