"Un bambino paffuto si avvicinò: era Alberto, il figlio dell'edicolante. <Mirko non c'era> disse. Mauro non capì subito il senso della frase. <Non è venuto a scuola?> chiese Giovanni, un altro educatore. Alberto scosse il capo: <No>. Mauro lo imitò di riflesso, più nervoso: quel piccolo cicciomerdo si stava sbagliando. Mirko era lì, doveva essere lì."
Un libro che parla
di bambini rapiti, una trama noir avvincente ed intrigante, colpi di scena ben
piazzati ed un finale bomba.
Un altro centro
per la Clown Bianco.
“La casa dei
bambini perduti” di Nicola Arcangeli è tutto questo.
Un thriller che
coinvolge e che ti accompagna, pagina dopo pagina, mantenendo alta l’attenzione
e la curiosità.
La storia inizia
con una sparizione. Mirko Giani, figlio del noto giornalista Mauro, è stato
rapito dopo essere stato accompagnato a scuola dalla madre. Per Mauro l’unico mandante
di questo rapimento è Massimo Biraghi, candidato alla carica di Presidente dell’Emilia-Romagna,
in piena campagna elettorale. Si tratta di una vecchia conoscenza del
giornalista che, da tempo, cerca di smascherare tutto il losco che il Biraghi
nasconde.
Arcangeli
tratta un tema, quello della politica, che non ricerco mai nelle mie letture. Non
ne sono appassionata e non la seguo più di tanto. Ammetto però che ho trovato
questo libro molto interessante; il racconto, seppure romanzato, di tutto
quello che si può realmente nascondere dietro alle serrate campagne elettorali e
di quanto “sporco” possa esserci, mi ha ricordato un po' quello che accade
anche nella nostra politica quotidiana. Un tutto contro tutti, non sempre ad
armi pari.
Le sparizioni
aumentano, ed il caso viene affidato dal questore Salomoni a Simon Groff, un
bravissimo poliziotto, “il migliore”. Simon è rimasto “fuori” per qualche tempo
dai giochi dopo la morte della moglie; un dolore che ha scelto di curare con l’alcool.
Con troppo alcool.
Il caso affidato
non sarà di semplice gestione, la strada sarà tortuosa e piena di tranelli ed
anche la task force organizzata in supporto darà filo da torcere al nostro
Simon.
La costruzione
dei personaggi ed il loro delinearsi all’interno della storia è ciò che più mi
è piaciuto del romanzo. Sono stati descritti in maniera molto approfondita e mi
hanno permesso di entrare subito in sintonia con loro. Si tratta di personaggi caratterizzati
da un passato doloroso, da segreti, e da molte debolezze.
Un thriller che
parla di solitudine, di sensi di colpa ma anche di rinascita.
Non solo un thriller.
Ma molto di
più.
Grazie Vania,
come sempre.
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