“È la prima volta che ti scrivo dopo la tua morte. Sono a casa tua. Vengo spesso qui, almeno un paio di volte alla settimana. Ho lasciato tutto com’era, come volevi tu. Non ho tolto niente. La pulisco io, non permetto a nessuno di mettere piede qui dentro. Sistemo e risistemo il tuo armadio, faccio prendere aria ai tuoi vestiti, apro e riapro i tuoi cassetti.”
Protagonista di
“Quello che non sai” di Susy Galluzzo edito Fazi Editore, uscito giusto ieri, è Michela, Ella.
“Ho cercato di
imitarti, sciommiottandoti, e in questo modo ho dato il meglio di me a mia
figlia, facendole godere le tue briciole. Ma non sono neanche la più piccola
parte di te, noi siamo sempre state troppo, troppo diverse.”
Michela è mamma
di Ilaria, 13 anni. “E’ la mia vita. E anche la mia morte”, questo dice Michela
di sua figlia. Con lei vive un rapporto di simbiosi, non accettato da Aurelio, il
marito, per il quale la figlia è troppo dipendente dalla madre. Ad ogni
discussione lei alza il telefono e chiama il padre per screditare la madre: una
guerra senza vincitori né vinti. Ilaria ha qualcosa dentro che non riesce ad
esprimere, c’è qualcosa che l’ha allontanata dalla sua mamma, un episodio che
non riesce a spiegare e ad accettare.
Michela è una moglie
che si prende cura della casa e della sua famiglia mentre il marito, cardiochirurgo
di successo, si occupa dei suoi pazienti, allontanandosi (forse con un sospiro
di sollievo) dalle responsabilità di padre.
Michela è una donna
non capita, non stimata, non amata. Per il marito non è in grado di fare la
madre; il loro è un rapporto di perenne disaccordo e di lotta.
Michela ha solo
bisogno di amore, comprensione, di quegli abbracci silenziosi che valgono più
di mille parole. Perché nel suo passato c’è stata tanta sofferenza, ha dovuto fare
una scelta che le è costata cara, una scelta che ha inevitabilmente creato una
crepa nel suo matrimonio.
Ma Michela è
stata anche una figlia, ed in questo diario, scritto proprio alla sua mamma, si
percepisce tutto l’amore che Michela provava nei suoi confronti. Un attaccamento
profondo, viscerale, che, in assenza della fisicità della madre viene riversato
sugli oggetti che ancora, dopo 15 anni, sono nella sua casa natale.
“C’era quella
straordinaria sensazione di amore assoluto tra di noi, Mamma. Qualcosa di
irripetibile o che almeno io non sono capace di ricreare con mia figlia.”
Michela vive
con il suo senso di colpa che ad un certo punto, però, deciderà di lasciare
andare.
Lo farà nel
momento in cui capirà di avere bisogno, di volere un’altra possibilità, quella
di diventare una nuova Michela, libera, consapevole, felice.
Un romanzo che
mi ha lasciata con gli occhi lucidi ed un groppo alla gola impossibile da mandare
giù.
Una storia
forte, che mi ha ricordato che l’amore non può essere mai dimenticato, nemmeno
dopo tanto dolore.
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