“Blu, riapri
gli occhi. Chiudili. Aprili e chiudili: tre. Aprili e chiudili: quattro. Aprili
e chiudili, cinque. Non vorrai che accada qualcosa di brutto – aprili e
chiudili, sei – a tua madre: non vorrai che tua madre – aprili e chiudili,
sette – finisca al manicomio.”
“Blu” di
Giorgia Tribuiani, edito Fazi Editore è la storia di Blu, un’anima tormentata,
incompresa dai suoi coetanei, solitaria.
Lo è sempre
stata, sin da bambina, quando ai suoi compleanni partecipavano i bambini del
condominio per fare numero o quando a scuola il banco accanto al suo rimaneva
sempre, costantemente vuoto.
“Oh Blu: che
pena, hai diciassette anni e mezzo e nessuno che ti si sieda accanto per contare
quante volte, in un’ora, puoi cancellare il tuo volto.”
Parto subito
parlandovi delle sensazioni che la penna di Giorgia è riuscita a trasmettermi.
La lettura di
questo libro è avvenuta in una sorta di apnea perenne, un po' come succede
quando si legge un thriller, con i sensi sempre all’erta.
Un’apnea positiva,
perché “Blu” è un romanzo-puzzle, composto da un mix di introspezione, amore,
ossessione, solitudine e dolore in parti uguali.
La
protagonista, Ginevra, detta anche Blu, ha diciassette anni, è una ragazza un po'
bambina, ma a volte anche già donna.
È un’appassionata
di arte; lei disegna, lo fa continuamente, ma poi cancella, e ricomincia, perché
il disegno perfetto non l’ha ancora fatto.
Un giorno Blu incontra
Dora, e lo fa durante un’esibizione di performance art di quest’ultima, nuda,
dentro ad una vasca da bagno. E da qui tutto diventa ossessione.
Blu è
ossessionata dalla figura di Dora, dalla magia che il suo sguardo ed il suo
respiro sprigionano. La cerca sui social, freme quando il pallino verde indica
che è online, le vuole scrivere, le scrive, vuole incontrarla di nuovo, vuole
studiarla.
Lei che è
sempre stata dura con sé stessa, lei che ha paura di sé stessa, che spesso si
sente in colpa per tutti quei pensieri che le passano per la testa e per quel
senso di godimento che prova davanti al dolore altrui.
“Chi si infila nelle ferite per
creare dipendenza è una droga o una malattia, e in ambi i casi è il male.”
“Blu” è una
lettura graffiante, scomoda, se vogliamo fastidiosa. Non è un libro semplice. A
mio avviso, è un libro destinato a chi vuole provare emozioni forti e vere nel
corso della lettura, a chi si vuole mettere a nudo, a chi ha voglia di capire
realmente sé stesso. Ginevrablu, a fine lettura, vi lascerà un profondo senso
di confusione: le sue riflessioni e le sue ossessioni non vi lasceranno scampo.
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