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RECENSIONE "FAVOLE DA INCUBO" DI ROBERTA BRUZZONE E EMANUELA VALENTE

martedì 15 dicembre 2020


STEREOTIPO: In psicologia, qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali.

 

E di stereotipi, sessisti, si parla nell’ultimo libro di Roberta Bruzzone ed Emanuela Valente, edito DeAgostini, dal titolo “Favole da incubo”. Con una semplicità disarmante che colpisce esattamente dove deve, vengono raccontate dieci storie di femminicidi e violenze fra le quali spiccano i casi di Elena Ceste, Roberta Ragusa e Valentina Pitzalis, unica sopravvissuta ad una violenza ripetuta e continuativa da parte dell’ex marito, oggi per noi simbolo di questa lotta che è doveroso portare avanti per sottolineare l’importanza della rinascita e della figura femminile.

 

Una figura femminile che, già a partire dalle fiabe che raccontiamo ai nostri figli (un esempio tout court può essere quello delle care Biancaneve e Cenerentola) viene descritta come sottomessa, e se possibile anche vessata, al contrario degli uomini, dipinti come eroi valorosi e coraggiosi.

Una figura femminile senza aspirazioni o ambizioni, dedicata anima e corpo al marito ed alla eventuale prole. In sostanza, costretta ad abbandonare il proprio essere donna, la propria indipendenza e dignità.

 

Un libro che invita a riflettere sul peso che hanno i giudizi, le considerazioni personali ed a quanto queste possano trasformarsi in pessimi insegnamenti.

 

Una lettura scorrevole ma impegnativa, di testa e di cuore. Girata l’ultima pagina ho provato davvero tanta tristezza e scombussolamento.

300 pagine per non dimenticare. Fosse poi facile.

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