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RECENSIONE "IL CINESE" DI HENNING MANKELL

lunedì 21 dicembre 2020

 

Un lupo.

Tanta neve.

Troppo sangue.

 

Il libro inizia esattamente così, e già da questi (pochi!) elementi vi anticipo che si tratta di un thriller mozzafiato.

Non conoscevo Mankell, questo è il primo libro che leggo dell’autore e ammetto che è riuscito perfettamente nell’impresa di costruire una trama dall’intreccio perfetto. Adrenalina, paura, in questo libro c’è tutto.


Una lettura che trasporta il lettore fra l’America, la Cina e la Svezia, dall’800 ai giorni nostri.

L’evento scatenante è il ritrovamento dei corpi di 19 persone, trucidate all’interno delle loro case, nel paesino di Hesjovallen, in Svezia. Una strage che non può essere altro che il gesto di un folle. Forse.

Sul caso viene chiamata ad indagare Vivi Sundberg, poliziotta capace e totalmente concentrata sullo scoprire l’identità dell’assassino.

Alle indagini si aggiungerà, in veste non ufficiale, Birgitta Roslin, giudice di fama, che, visto il legame affettivo che la lega ad alcune delle vittime, deciderà di indagare seguendo una pista tutta sua.


Quello che succederà da qui in poi sarà qualcosa di straordinario.

Un crescendo di sensazioni ed emozioni, un mix perfetto fra romanzo storico e politico. Si incontreranno molti personaggi che non sarà difficile ricordare per l’ottima costruzione e caratterizzazione.

600 pagine che possono disturbare e spaventare ma che in realtà si leggono molto velocemente grazie ad una scrittura scorrevole e generatrice di suspence.

La cosa più difficile di questa lettura è stata proprio appoggiare il libro sul comodino. La voglia di girare pagina è sempre più forte, capitolo dopo capitolo.

Seppure un po' datato, consiglio la lettura di questo titolo a tutti gli appassionati del genere.

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