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RECENSIONE "SETTE CASE VUOTE" DI SAMANTA SCHWEBLIN

lunedì 28 giugno 2021

 

Follia, paura, ossessione, gelosia.

Samantha Schweblin in “Sette case vuote” edito @sur parla di donne alle prese con loro stesse, con la loro incapacità di essere comprese, con i loro dolori e limiti.

 

Una figlia che accompagna la madre nelle “case degli altri”, una bambina che riceve in regalo un paio di mutandine da uno sconosciuto, una donna che assiste ad una morte senza chiamare la polizia ed un’altra che fa da confidente al vicino turbato dalla morte del figlio.

 

Queste sono solo alcune delle protagoniste di questi sette racconti che, come unico denominatore comune, hanno una CASA. La casa intesa come un tutto, un qualcosa che fa parte di sé, un sentimento, una realtà. Un qualcosa che spaventa ma che allo stesso tempo calma.

 

La scrittura della Schweblin è molto particolare, tagliente. Durante la lettura dei racconti si percepisce quel “non detto” che stuzzica la fantasia e la curiosità, scatenando emozioni contrastanti nel lettore.

 

Una lettura veloce (alcuni racconti sono veramente brevi, poche pagine) che ad alcuni potrebbe lasciare un po' di amaro in bocca: al termine della lettura non sarà sempre chiaro il perché di certe azioni o di certi comportamenti. L’importante sarà non farsi troppe domande: la scelta dell’autrice di non svelare qualche tassello della vicenda rende tutto molto più surreale.


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