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RECENSIONE "VESUVIO" DI MARCO D'AMORE E FRANCESCO GHIACCIO

lunedì 14 giugno 2021

 
"Quattro scooter sbucano a mille all'ora dall'oscurità di Port'Alba. Hanno il motore truccato e fanno casino e puzza, schizzano fuori dall'antica porta come sputati dalla bocca fetente di un orco. <Nun ce veco niente> grida Federico, accendendo i fari. Tutti lo imitano. Federico è alla guida del primo scooter, ha gli occhi blu e i suoi capelli biondi sono scossi dalla velocità. Sfreccia sicuro, schiena dritta: sembra un principe in guerra al comando della sua armata."


Federico è uno dei protagonisti di "Vesuvio", scritto da Marco D'Amore e Francesco Ghiaccio, edito DeAgostini, che ringrazio per l'invio della copia cartacea. 


"Federico, tredici anni corsi d'un fiato, non ha paura, sa che Napoli non lo tradirà mai, sa che in quei vicoli è tutto magico e, allo stesso tempo, tutto vero e spietato, tutto da conquistare."

 Nonostante la sua "tenera" età Federico incute timore, anche nei più grandi. Lui è il capobanda, figlio del grande boss Gennaro Licata, conosciuto in tutta Napoli. Susy è la sua rivale da quando ne ha memoria, anch'essa adolescente, capobanda e figlia di un altro grande boss della città. Le loro giornate trascorrono fra scorribande fra clan che, spesse volte, vedono primeggiare la ragazza. Federico fatica a mandare giù un boccone amaro come quello della sconfitta da parte di Susy e cerca di vendicarsi, più volte, creando un meccanismo che mi ha ricordato molto le puntate di "Gomorra". 


In Federico troviamo la fragilità di un figlio che ha perso la madre, che gioca a fare il duro perchè sulle spalle porta un peso grandissimo, il suo cognome, con tanta voglia di dimostrare al padre di essere qualcuno, meritevole di attenzione, Susy, con il suo essere così attenta e riflessiva sulle sue scelte e decisioni, colpisce per la sua maturità. Due personaggi che si completano con i loro difetti e le loro qualità. Due ragazzi costretti a crescere troppo in fretta, buttati in mezzo a lotte antiche, intestine, dalle quali emergere è più complicato del previsto. 


"Chi perde non è niente, non tiene le palle."


Un messaggio molto forte quello che hanno voluto lanciare gli autori: l'amore può essere il cambiamento, il deporre le armi non è sinonimo di debolezza ma bensì di forza ed intelligenza. Tutto dipende da noi.     

La lettura è stata molto veloce, poco più di un centinaio di pagine che, grazie ad un linguaggio semplice e lineare, sono scivolate via senza nemmeno accorgermene.

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