TUTTA LA STANCHEZZA DEL MONDO
Enrica Tesio
192 pagine
Bompiani
Data uscita: 09
febbraio 2022
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TRAMA
L'11 febbraio
2013, nel cuore di una serata di ordinario delirio tra figli piccoli, lavoro
arretrato e incombenze domestiche, dalla tv arriva una notizia stupefacente: il
papa si è dimesso. Non è malato, non è in crisi spirituale, è afflitto dalla
patologia del secolo, la stanchezza. In quel momento Enrica Tesio si sente
«parte di qualcosa di grande e insieme sola in modo assoluto». Perché no, noi
non possiamo dimetterci. Noi siamo il popolo del multitasking che
diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero
"scrollano" pagine social per misurare le vite degli altri, quelli
che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli
abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare
e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere
all'ultima mail... quelli che, per riposarsi, si devono concentrare.
IL
PENSIERO DI FRANCI
“Non sono sola”.
Questo è quello
che ho pensato una volta terminata questa lettura.
La Tesio, con
un linguaggio semplice, condito da battute irriverenti, ha dato voce al nuovo male
che attanagli la società: la stanchezza.
Alla domanda
“Come stai?” quante volte vi è capitato di rispondere “Insomma dai, stanca/o”?
Beh, a me più
di una volta.
E oggi, dopo
aver letto il libro di Enrica, mi sento meno sola.
Perché mi rendo
conto che vivo le mie giornate di corsa, a braccetto con un’ansia che non mi
abbandona, perché devo lavorare otto ore, timbrare il cartellino, recuperare i
bambini a scuola, sbrigare le incombenze domestiche, e magari, se ci scappa,
riuscire pure a fare una doccia prima di guardare negli occhi il mio compagno
sussurrando una timida “buonanotte” e sprofondare nel mondo dei sogni in attesa
della sveglia delle 6.15 che, inesorabile, suonerà alla mattina successiva. E via
che si ricomincia.
Multistanching.
La Tesio non poteva coniare parola migliore.
E se “multistanching”
diventa anche il Papa, ecco, allora due conti dobbiamo proprio farli.
Gli ultimi due
anni sono stati intensi, la pandemia ci ha costretto a vivere una vita che non
avremmo mai immaginato. Conciliare lavoro, lezioni in DAD e rapporti
interpersonali chiusi nelle stesse quattro mura ci ha portati a pensare, più di
una volta, che mollare tutto era l’unica soluzione possibile. Ma poi basta non
lo abbiamo detto e in un modo o nell’altro siamo andati avanti.
Per tutte le
volte che abbiamo visto la nostra casa come una prigione dalla quale sembrava
impossibile uscire. Un luogo che si è trasformato in ufficio, scuola, dove si
cucinava ininterrottamente e dove non mancavano mai un paio di calzini sparsi
sul pavimento e cumuli di polvere.
Per tutte le
volte che abbiamo pensato al lavoro come l’unico modo per sentirci “indispensabili”,
lavoratori instancabili, senza sosta, affossatori della nostra stessa felicità.
Per tutte le
volte che abbiamo sentito sulle nostre spalle la fatica della paura.
Paura che potesse
capitare qualcosa di brutto ai nostri figli, paura del quotidiano, di
affrontare regole e situazioni che spesso non guardano in faccia a nessuno.
Per tutte le
volte che ci siamo sentiti stanchi di crescere, diventare adulti, di essere un po'
più belli; stanchi di crogiolarci nelle vite altrui, vite spiate attraverso lo
schermo di un telefono, scrollando foto o video su Instagram o Facebook.
Correre a lungo
stanca, appesantisce la milza e, spesso, ci allontana dal godere di quello che
ci circonda.
“Come la
vita che è tutto ciò che abbiamo e insieme tutto ciò che non avremo mai”
Fermarci a
prendere fiato, alzare gli occhi al cielo, invece, permette di vivere.
“La felicità
è un delizioso effetto collaterale del vivere, un’emozione che ti viene a
stanare sotto il tavolo, il più dolce degli imprevisti.”
L’invito di
Enrica è quello di riposare, possibilmente con quella persona che sceglie,
nonostante tutto, di affrontare tutte le fatiche della giornata al nostro
fianco.
“L’abbastanza è
assai quando sei così di buonumore da non voler andare a dormire, per goderti
il momento ancora qualche minuto, ma alla fine ti addormenti perché non ce la
fai proprio più dalla stanchezza. Quell’abbastanza è assai. Ancora più assai se
c’è qualcuno nei paraggi a portarti a letto, in braccio.”
È un libro che Purtroppo non è sulle mie corde. Però deve essere molto bello interessante
RispondiEliminaIl bello è che spesso ci sentiamo nella stessa situazione descritta in questo libro. Bisognerebbe prendersi una pausa da tutto ogni tanto
RispondiEliminaSembra davvero un libro nelle mie corde ☀️
RispondiEliminaBisognerebbe prendersi una pausa ogni tanto, altrimenti diventerebbe sempre più difficile vivere la propria vita/routine
RispondiEliminaHo vissuto una situazione simile tempo fa e una pausa è stata doverosa
RispondiElimina