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RECENSIONE "LA CASA DEL TE'" DI VALERIO PRINCIPESSA

lunedì 29 agosto 2022


LA CASA DEL TE’

Valerio Principessa

288 pagine

Feltrinelli #giftedby

Data uscita: 26 maggio 2022

 

TRAMA

 

Gabriel è un ragazzo innamorato delle parole, soprattutto di quelle che è impossibile tradurre in altre lingue – come la giapponese Wabi sabi, che esprime l'autenticità dell'imperfezione, o come iktsuarpok, con cui gli Inuit dell'Artico intendono l'irrequietezza nel controllare se qualcuno sta arrivando oltre l'orizzonte. Parole uniche e sole, come solo si sente Gabriel quando muore sua nonna, con cui viveva. Confuso e smarrito, viene accolto nella casa affidataria della signora Michiko in un rione storico di Roma. Si trova così ad abitare sotto lo stesso tetto con ragazze e ragazzi segnati da storie irreparabili, come il piccolo Leo, come Chiara, che conosce le stelle ma non l'amore, o Greta, sempre concentrata a scrivere messaggi al cellulare, come il minaccioso Scar e Amina, con la sua indicibile esperienza di migrazione. Michiko segue i suoi giovani ospiti rammendando le giornate bucate con tazze di tè fumante, dialoghi pazienti, storie di paesi lontani: parole e gesti piccoli che restituiscono la grandezza dell'universo. Fuori c'è il mondo che conoscono, caotico, ingiusto, a tratti violento, ma nella casa della signora giapponese sono al riparo. Finché un giorno quell'armonia si spezza, e i ragazzi d'un tratto si sentono più orfani di prima. Fa male, ma dura poco: presto scoprono di sapersi fidare l'uno dell'altra, di saper fare famiglia. È l'inizio di una ricerca per le strade di Roma e dentro sé stessi, dove ciascuno mette a frutto il proprio intuito, le proprie qualità – e porta allo scoperto le proprie ferite. Un romanzo d'esordio emozionante, ricco di curiosità e sapere, da cui imparare con grazia e gentilezza.

 

IL PENSIERO DI FRANCI

 

Gabriel viene affidato alla nonna Berta dopo la morte dei suoi genitori. Il loro è un rapporto dove entrambi si prendono cura l’uno dell’altro e, alla morte della nonna, Gabriel viene totalmente travolto dal dolore.

 

“Perché la maggior parte delle persone scappa dal dolore?”

 

È così che finisce a vivere a Casa Retrouvailles, una casa affidataria gestita dalla sig.ra Michiko, la colonna portante di tutta la struttura.

Un luogo dove, gli abitanti, possono essere semplicemente sé stessi, liberi, senza fingere o mostrarsi per ciò che non si è.

Per restare, però, è necessario liberarsi di qualcosa, eredità del passato, e lasciarlo dentro ad un cesto, appoggiato ad una colonna.

DECIDERE significa TAGLIARE. E vivere, guardando in faccia la realtà.

 

Insieme a Gabriel ci sono altri ragazzi dal passato difficile, che hanno sofferto la solitudine e che in questa casa cercano conforto e ascolto, come in una vera famiglia. Ed è esattamente ciò che trovano, perché Casa Retrouvailles è una grande famiglia nonostante non ci siano legami di sangue fra i conviventi.

 

Gabriel è molto critico nei confronti di sé stesso; è certo di essere imperfetto, in disequilibrio, asimmetrico. Una descrizione di sé che la signora Michiko cerca di scardinare, aiutandolo ad accettare il suo essere “irregolare”.

 

“La casa del tè” è un esordio molto interessante, un libro che mi ha inizialmente fatto storcere il naso per il suo incedere lento, a tratti confusionario, ma che alla fine mi ha toccata ed emozionata.


“Ci vuole coraggio ad accettare il destino, solo i cuori forti smettono di soffrire e tornano a battere regolari.”


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