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RECENSIONE "LE ACQUE DEL SONNO ETERNO" DI MARIA CRISTINA PIZZUTO

venerdì 13 marzo 2020



Riuscire a scrivere un romanzo ispirato ad una tragedia realmente accaduta, come quella della diga del Vajont del 09 ottobre 1963, e farlo utilizzando una scrittura descrittiva ma allo stesso tempo molto semplice, non è da tutti. Maria Cristina è riuscita molto bene in questo compito.

“Le acque del sonno eterno” è una storia magica, che miscela al suo interno elementi sia fantastici che reali.

È la storia di Sara, una ragazzina di dieci anni, orfana a seguito di un incidente, che va a vivere con lo zio Alberto, un uomo schivo, misterioso, nel suo castello a Pomlete. Sarà proprio l’assenza di affetto da parte dello zio che spingerà Sara a riscoprire sé stessa ed a conoscersi di più.

E proprio questo suo percorso di crescita le permetterà di incontrare Francesco, il suo primo amore.

“Le camminate per i colli erano il loro passatempo preferito. Il contatto con la natura la loro forza. Chi l’avrebbe mai pensato che, un giorno, proprio questa devastante forza li avrebbe separati?”

La natura e l’acqua, elemento fondamentale per la vita, che in questo libro però per quanto da, allo stesso tempo toglie.

Maria Cristina parla dell’uomo, di tutto quello che non può controllare, dell’amore e della speranza che lo aiutano ad andare avanti, nonostante il dolore.

Questo è un romanzo molto delicato che calamita l’attenzione sin dalle prima pagine e ti trascina fino alla fine.

Il personaggio di Sara mi ha trasmesso molta tenerezza; viene descritta come una ragazzina sola, quasi abbandonata dallo zio, unico famigliare rimasto a prendersi cura di lei, che la lascia costantemente alle cure di maggiordomo e domestica.

Per il personaggio dello zio Alberto invece, non ho inizialmente provato simpatia; l’idea di avere in casa la nipote e di non considerarla più di tanto mi ha infastidito non poco. Ma verso la fine del libro mi sono ricreduta, ed ho apprezzato la struttura del personaggio.

Ringrazio Maria Cristina per avermi inviato la copia del suo libro e per avermi permesso di leggerlo.

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