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RECENSIONE "LE IMPERFETTE" DI FEDERICA DE PAOLIS

mercoledì 10 giugno 2020


Una famiglia apparentemente “normale”.
Anna, suo marito Guido, due splendidi bambini, ed un padre, Attilio, innamorato e devoto alla figlia.
Vi state chiedendo perché ho utilizzato l’aggettivo “apparentemente”? 

Federica De Paolis, vincitrice del Premio DeA Planeta 2020 con “Le imperfette”, descrive, in maniera esemplare, la necessità di apparire perfetti agli occhi degli altri, spesso senza riuscirci, criticando un sistema borghese fatto di favoritismi e finti sorrisi scambiati durante i festeggiamenti per una promozione lavorativa.

La protagonista, Anna, è sposata con Guido, affermato chirurgo e primario della clinica di famiglia, Villa Sant’Orsola, specializzata in chirurgia estetica. Il loro è un matrimonio fresco ma dato, purtroppo, per scontato; non si prendono cura l’uno dell’altra, non si desiderano più, lasciando naufragare il loro rapporto, senza se e senza ma.
Anna ama i suoi figli ma quando è insieme a loro il respiro si accorcia, diventa un’ossessione, è bello sapere che ci sono ma li preferisce in camera loro addormentati, fuori dai piedi.

Ed è proprio in questo scenario che si infila Javier, il papà spagnolo di una compagna di classe di Gabriele, con il quale Anna comincia una relazione, fatta di sesso, chiacchiere e sguardi lanciati da un armadietto all’altro.
Fino allo scandalo: il nome della clinica Villa Sant’Orsola viene infangato da un caso di malasanità e Guido viene indagato.

Anna si troverà di fronte ad una verità piuttosto distante dalla realtà da lei conosciuta. Un mix di apparenze, menzogne e finto buonismo che la travolgerà.
Le sono state raccontate solo bugie oppure sono stati solo omessi dei particolari?

Un romanzo drammatico, appassionante, profondo e travolgente.
La scrittura scorrevole di Federica è riuscita a trascinarmi, pagina dopo pagina, all’interno di una trama ricca strutturata in maniera lineare e molto forte.
Non nego di avere provato più volte nel corso della lettura un sentimento di angoscia stringermi la gola ma nonostante tutto non sono riuscita a staccarmi dal libro, ogni capitolo mi calamitava al successivo, senza sosta.

Un libro che consiglio vivamente a chi pensa che non esista la perfezione e a chi sostiene che siano proprio le imperfezioni a renderci unici.

“Le imperfette”, come le chiamava suo marito. C’era qualcosa di malevolo in quel nomignolo. Guido, nonostante amasse il suo lavoro, in fondo deprecava chi ricorreva alla chirurgia. Il sentimento opposto animava Attilio: per lui tutte le donne erano imperfette, tutte erano in cerca di qualcosa che le completasse. E per il padre di Anna il discorso non si limitava alla bellezza: era un’inquietudine dell’anima che portava le donne a cercare di migliorarsi, come se la condizione del femminile fosse votata a una ricerca perpetua, una spinta costante.

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