oggi il blog partecipa
al Blog Tour del nuovo romanzo giallo di Andrea Lerario “Un giorno tutto questo”,
edito Casta Editore. Oltre alla mia recensione, approfondirò la figura di Turi,
protagonista principale della storia.
A Racitta,
piccola cittadina siciliana affacciata sul mare, l’estate è piuttosto intensa. Non
per via del caldo, al quale i cittadini sono bene abituati, ma bensì per le tre
rapine che in pochi giorni hanno colpito le tre banche della città. Un evento che
da solo non è servito a focalizzare l’attenzione degli abitanti quanto
piuttosto il funerale del contadinello più povero del paese, Ciccino
Mezzapelle, senza il becco d’un quattrino, al quale qualcuno ha organizzato una
“festa” da migliaia e migliaia di euro con tanto di cavalli e calesse.
Ma chi? E soprattutto,
perché?
Ecco che entra
in scena il nostro protagonista, Turi Di Dio, colui che nasconde molto di più
di quello che lascia trapelare. È il maresciallo dei carabinieri di Racitta, non
per sua espressa volontà quanto per quella del padre, che lo ha fortemente
indirizzato alla professione, e come si può bene immaginare, a lui verrà
affidata l’indagine relativa alle rapine. Ma, curioso qual è, non potrà non
interessarsi anche al maestoso funerale del Mezzapelle. E quello che scoprirà
sarà piuttosto interessante…
“Una scelta è
di chi una scelta ce l’ha”.
Turi, dilaniato
dal dolore per la perdita della madre, lutto che non è ancora riuscito a
superare nonostante siano passati 30 anni, è refrattario al dolore, cerca in
tutti i modi di scappare da ciò che lo può provocare. È un uomo che dietro a comportamenti
piuttosto rudi nasconde un animo gentile, posato ed educato. È fragile, debole,
orgoglioso, troppo preso da tutto fuorché da se stesso. È sposato con Marcella,
tipica donna del Sud, che non vede in lui “l’uomo di casa”, nonostante Turi,
dopo anni trascorsi da scapolo, sia in grado di sopravvivere e di dedicarsi ad
ogni attività domestica, quanto piuttosto colui che porta a casa la pagnotta
(come si suol dire). Un matrimonio giovane, di soli due anni, con una cicatrice
che Turi ha contribuito a lasciare, forse per via della sensazione di
costrizione nel quale si ritrova, una vita scelta per sfuggire al mostro della
solitudine.
“Il carattere
era quello che era, ma il suo mestiere lo sapeva fare”.
Il suo
linguaggio è diretto, a tratti volgare, condito da parolacce e da un complesso intercalare
siculo che lo rende però il maschio che si vuole far credere.
Nel corso del
romanzo lo vedremo alle prese con una forte crescita personale che gli
permetterà di ritrovare e mettere a posto quei tasselli della sua vita andati
perduti.
“Perché a
perdere, è ovvio, un uomo può metterci anche tutta una vita; ma vincere,
quello, è un affare immediato”
Un romanzo
dalla trama delineata sin dall’inizio; non troverete colpi di scena eclatanti
ma una scrittura lineare talvolta fin troppo descrittiva. Ammetto di essere
stata rallentata, durante la lettura (ma questo è probabilmente un fattore puramente
soggettivo), dalle troppe frasi in dialetto siciliano inserite che mi hanno
costretta ad una rilettura per cercare di capirne il senso.
E Voi? Siete pronti ad incamminarvi per le stradine di Racitta? Magari, potreste incontrare proprio lui, Turi Di Dio, il maresciallo!
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