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RECENSIONE "L'INGANNO DELLE BUONE AZIONI" DI KILEY REID

giovedì 18 marzo 2021

 

“Quella sera, quando arrivò la telefonata di Mrs. Chamberlain, Emira Tucker riuscì a sentire solo le parole <… portare Briar da qualche parte…> e <… ti pagherò il doppio>.

Si trovava in un appartamento affollato insieme alle amiche Zara, Josefa e Shaunie, esattamente davanti a una ragazza che stava urlando: <Questa è la mia canzone!>. Era un sabato sera di settembre e mancava poco più di un’ora al ventiseiesimo compleanno di Shaunie. Emira alzò il volume del cellulare e pregò Mrs Chamberlain di ripeterle quello che aveva appena detto.

 

Il 25 febbraio è uscito per Garzanti “L’inganno delle buone azioni”, esordio dell’americana Kiley Reid, fortemente acclamato dai maggiori quotidiani americani e candidato al Booker Prize 2020.

 

Un romanzo che parla di razzismo, dalla copertina semplice ma profondamente evocativa. Ma non solo, perché si parla anche di relazioni, di affetti, dell’essere genitori e di quanta differenza ci sia fra l’essere privilegiati e non esserlo.

 

E di questo ne è profondamente conscia Alix Chamberlain, moglie di Peter, noto conduttore televisivo e donna di successo, che nel suo blog insegna alle persone a fidarsi di sé stesse ed a rincorrere la felicità, soprattutto non dimenticandosi mai di aiutare chi è meno fortunato di loro.

Proprio per questo Alix sceglie Emira Tucker, giovane ragazza di colore, come babysitter della primogenita Briar. E lo fa per dimostrare che nonostante la sua posizione di privilegiata, non nutre nessun tipo di pregiudizio nei confronti di chi non è come lei.

 

Una sera, dopo uno spiacevole episodio avvenuto a casa dei Chamberlain, Emira viene chiamata per potersi occupare di Briar. Lei si precipita, ligia al dovere, a casa dei Chamberlain. Ma lo fa vestita da sera, minigonna e tacchi, come si confà ad una ragazza che ha appena lasciato le amiche a divertirsi ad una festa di compleanno. Un abbigliamento che non è sicuramente consono ad una babysitter, questo è quello che pensano i clienti del supermercato nel quale Emira porta Briar in attesa di poter ritornare a casa.

Se poi aggiungiamo il fatto che il colore della sua pelle non è lo stesso di quello della piccola Briar, il gioco è fatto.

Emira viene accusata di aver rapito la bambina, e solo l’intervento di Mr. Chamberlain riuscirà a calmare le acque. Tutto l’episodio viene ripreso da Kelley, un ragazzo bianco che incontreremo più volte nel corso del romanzo, cliente del supermercato, che suggerisce ad Emira di sporgere denuncia per l’abuso che è stata costretta a subire.

Emira però si rifiuta perché sa che il colore della sua pelle sarà sempre fonte di complicazioni ed ingiustizie.

Sarebbe successa la stessa cosa se la babysitter fosse stata bianca?

 

Alix è profondamente scossa dall’accaduto e cerca di risanare quella frattura, quel dolore ingiustamente inflitto ad Emira, con l’elargizione di compensi più alti ed un’attenzione mai avuta nei suoi confronti, se vogliamo persino esagerata.

 

“Alix cercava di non dare troppo peso a momenti del genere, eppure le rimanevano chissà come incastrati fra il cuore e le orecchie”

 

Da questo momento in poi scopriremo una Alix diversa, piena di buone intenzioni ma anche di tanti segreti.

Segreti che in un modo o nell’altro troveranno il modo di venire alla luce.

 

Una lettura intensa, forte e dalla tematica attuale come quella del razzismo, che in America, ma oserei dire un po' in tutto il mondo, è molto sentito. L’autrice è riuscita a costruire una trama che al suo interno mescola verità ed intrighi, e, attraverso una scrittura semplice e diretta, trasporta il lettore sino alla fine, lasciandolo a bocca aperta.

 

Un libro che consiglio a chi crede nelle buone azioni, quelle vere, che si fanno con il cuore.


2 commenti:

  1. Ottima recensione, fatta super bene! Mi hai davvero incuriosito🔥

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  2. Grazie cara per questa recensione. Sai che apprezzo questo genere di narrativa e sicuramente lo terrò d'occhio 👍

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