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RECENSIONE "TI VEDO PER LA PRIMA VOLTA" DI DIEGO GALDINO

lunedì 2 agosto 2021


“Josephine si sforzò di resistere all’impulso di scuotere il foglietto di carta impressionabile, un gesto sbagliato che fanno sempre tutti. Attese qualche minuto, con i pensieri ancora intorbiditi dal sonno, e intanto si passò sulla tempia un fazzoletto di stoffa inumidito. Finalmente tornò a posare lo sguardo sulla polaroid, dove nel frattempo era emerso il suo volto inquadrato nello specchio del bagno. Dalla ferita sulla fronte scendeva un rigagnolo di sangue. Niente di grave, si disse, ma al tempo stesso era sconfortata dal fatto che nonostante le mille precauzioni continuassero a succederle questo tipo di incidenti.”

 

Josephine soffre di narcolessia; è abituata ad addormentarsi nei posti più impensabili e nei momenti meno opportuni. Per esorcizzare la malattia è abituata a scattarsi una foto ad ogni risveglio, così da poter ricordare.

Perché ci sono cose che si possono solo ricordare, e Josephine purtroppo lo sa. Nei suoi pensieri c’è sempre la sua mamma, che non ha potuto conoscere perché è morta mentre la dava alla luce.

 

Ma Josephine scoprirà che la storia della sua vita contiene una bugia, tenuta segreti per anni e che sarà Lorenzo, suo fratellastro, a svelarle. Sarà una notizia che cambierà la sua vita, costringendola ad affrontare le sue paure e le sue incertezze. Ma che le donerà anche ciò che ha sempre cercato, l’amore.

 

“Vorrei portarti a fare una passeggiata, in città, al mare, al lago, mettermi seduto con te su una panchina e guardarti come si guarda una donna unica, ascoltarti, parlarti, farti sentire importante, dandoti l’attenzione che meriti. Vorrei essere l’uomo che ti conosce meglio di qualsiasi altro essere vivente e che, a differenza del resto del mondo, ti ha visto per come sei veramente, una donna capace di fare la differenza nella vita di chi ti sta vicino. Ma non voglio essere per te una cassetta di sicurezza, o una cassaforte. Voglio solo essere quello che alla fine della giornata chiude il museo, spegne le luci e si assicura, prima di andare via, che l’opera più preziosa della mostra sia ancora al suo posto al centro della sala principale.”

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