"Sottopelle una scossa, un segnale d’allarme. Gli occhi fissi sul display del telefono, cancellò l’ultimo aggiornamento meteo, una promozione della compagnia telefonica, le offerte di un sito d’abbigliamento. Sembrava una mattina come le altre finché non rimise il cellulare in tasca e alzò lo sguardo: intorno a lui la solita folla di impermeabili, professionisti in abito grigio, venditori ambulanti, cani al guinzaglio, genitori e figli per mano, studenti, coppie abbracciate sulle panchine, ma nessuno aveva più gli occhi, il naso, la bocca. Erano sparite le facce.”
“La bella
indifferenza” di Athos Zontini, edito Bompiani (che ringrazio, nella persona di
Marta, per avermi proposto questa lettura e per avermi inviato il cartaceo), è
un libro travolgente, pieno di dolore e di interrogativi. Un libro che per me è
stato molto difficile da digerire, una lettura non troppo piacevole, un pugno
nello stomaco che ancora fa male.
Certo, alzare
gli occhi dal cellulare ed accorgersi di non essere più in grado di vedere i
volti delle persone deve essere scioccante, ed ammetto che questa sensazione di
oppressione, apnea e angoscia l’autore riesce a trasmetterla benissimo.
Ed è stato
forse proprio questo che ha reso la lettura pesante, a tratti fastidiosa.
Il
protagonista, Ettore Corbo, sembra non voler accettare la sua condizione di
“malato”, e nonostante cerchi di affidarsi a pareri di esperti, delle loro
teorie poi non si fida. È un uomo dalla personalità debole, commercialista per
eredità di famiglia e non per scelta. Un uomo che lotta da una vita con sé
stesso e che si trova, improvvisamente, a fare i conti con l’indifferenza di
chi lo circonda, moglie, parenti, colleghi, sordi alle sue grida di aiuto.
Un romanzo
intenso, legato molto all’interiorità del singolo lettore, un libro che scava,
scava e scava.
Con il senno di
poi credo di averlo letto nel momento sbagliato; è una lettura che richiede un
enorme impegno, soprattutto mentale, ed una grande volontà di mettersi in
discussione.
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