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RECENSIONE "QUESTO GIORNO CHE INCOMBE" DI ANTONELLA LATTANZI

giovedì 15 luglio 2021


“Nessuno può restare incolume sotto gli attacchi implacabili della realtà. Ci pieghiamo, controvento, e continuiamo a camminare. Alcuni di noi non ce la fanno più. A un certo punto, come colti di sorpresa, cadono. Altri continuano, la testa bassa nella tempesta, intirizziti si stringono nei cappotti e non si fermano. Altri ancora imparano. A vedere il sole anche quando non c’è, o a spiare le nuvole per spostarsi al momento giusto, pronti a cogliere il primo raggio di luce. A riscaldarsi.”

 

Francesca e Massimo, il passato lasciato alle spalle, un capitolo chiuso quello della loro vita a Milano, ed una nuova vita da costruire, a Giardini di Roma, insieme alle loro due figlie, dietro a quel cancello rosso dove sorge la loro nuova casa.

Una casa tanto desiderata, una promozione come docente per Massimo, un’occasione per Francesca di dedicarsi al suo libro. Ma non è tutto oro ciò che luccica.

 

In quel condominio, simbolo di rinascita per Francesca, ci sono dei vicini troppo presenti, invadenti, fastidiosi, pronti ad escludere chi non si fa plasmare dalle loro idee e chi non rispetta le loro regole.

Ed ecco che quella casa si trasforma in una prigione, un luogo che incatena, che parla, che consiglia, che giudica.

 

Non poteva essere stata la casa a parlarle. Ma la casa era come una madre: i suoi insegnamenti ti rendevano una persona migliore. Ti mettevano sulla strada giusta per affrontare il mondo da te.

 

Francesca ha troppo tempo per pensare, sono troppi i momenti che vorrebbe riempire, le bambine assorbono tutte le sue energie, il sonno non arriva mai ed il rapporto con Massimo si sfibra giorno dopo giorno.

 

E così c’erano un marito e una moglie in un letto, in una notte come un’altra. E nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa stesse pensando l’altro. È strano essere così vicini, coi corpi caldi sotto le lenzuola che si toccano, e poter fare pensieri così tremendi senza che gridino fuori dalla testa.

 

I pensieri di Francesca urlano fra le pagine di questo libro; sono disturbanti, negativi, mettono in luce il lato oscuro dell’essere madre, sempre che ne esista davvero uno. Essere madre è un compito gravoso per lei, che spesso si sente cattiva, malvagia.

 

È stata una lettura inizialmente dura per via delle forti tematiche trattate: la maternità, in primis, con tutto ciò che comporta essere madre, ma proseguendo la lettura sono riuscita ad apprezzare la storia e l’intento dell’autrice.

Vi consiglio la lettura se non vi spaventa, ma al contrario vi intriga, la sensazione di inquietudine. Questo libro, allora, sarà davvero un ottimo compagno.

 

Una scomparsa è peggio di una morte. Quando muori non ci sei più, quando scompari dove sei?


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